Pubblicato il: 24/06/2019 alle 17:21
“Mi ero rifiutato di firmare una liberatoria per stabilire un nuovo contratto di lavoro. A quel punto lui non accettò il mio rifiuto e mi disse fino a quando io vivrò tu non lavorerai più da nessuna parte. Farò delle lettere circolari a tutte le aziende con cui ho contatti con cattive referenze su di te. Non andai avanti con azioni legali perché mi dissero che al 50% in tribunale mi si poteva anche non dare ragione. E quindi siccome non me lo potevo permettere ho preferito non adire le vie legali”. Lo ha detto Michele Tornatore, oggi ristoratore, all’epoca dipendente dell’Htm , società del gruppo Montante deponendo al processo con rito ordinario sul Sistema Montante, rispondendo alle domande del Pm Luciani. Tornatore ricorda un altro episodio. "Arrivammo con la macchina davanti l’ingresso dell’albergo Jolly Hotel di Milano e lui mi fa dammi una mano per salire i bagagli. Dissi di chiamare il fattorino visto che la macchina era messa male e lui mi disse: no visto quello che è contenuto nei bagagli preferisco che lo fai tu. Una volta arrivati in stanza, mentre io posavo gli altri bagagli , lui infila la sua valigetta sotto il letto si apre ed era piena di mazzette da 100 e 200 euro. Lui nota il mio imbarazzo e mi dice che quelli erano soldi che doveva dare a Paola Patti”. Tornatore parla anche di eventuali favori promessi da Montante rispondendo alla domanda del Pm Luciani. “Una volta eravamo in macchina e Montante disse al suo interlocutore al telefono: diamogli un incarico perché comunque è il marito di un magistrato. Non so chi sia la persona e chi era il magistrato”.