Pubblicato il: 03/07/2019 alle 09:14
Sessantasei indagati di cui 60 solo a Catania, capi di accusa che vanno dall'associazione a delinquere alla turbativa di concorso pubblico, una vera ecatombe della cultura siciliana e oltre; qualcosa che tutti sapevano e tutti accettavano, quasi fosse una cosa normale truccare i concorsi, fare andare avanti solo i raccomandati, i propri figli e i figli di parenti e amici.
È un fatto gravissimo perché si dà per scontato e si favorisce un sistema bacato in cui la preparazione, il merito e il valore passano inosservati, mentre si considera solo la raccomandazione ed il nepotismo.
È la negazione della cultura, del merito e del valore, un'esaltazione dell'ingiustizia e della prevaricazione.
Giovani capacissimi, ricercatori e scienziati eccellenti, non trovando spazi professionali in patria ne nell'impresa, ne nell'università, mortificati, vanno all'estero e offrono le proprie competenze altrove, impoverendo oltremodo il nostro patrimonio scientifico e culturale.
Tutto questo non è più possibile e in alcun modo giustificabile: occorre una riforma sostanziale dell'università italiana e siciliana in particolare. Un cambiamento radicale che abbiamo più volte sostenuto.
Proponiamo pertanto quella che abbiamo chiamato "Università del Mediterraneo", un'unica università siciliana nella quale Palermo, Catania, Messina ed Enna siano sezioni distaccate e specializzate, e soprattutto rappresentino un punto di riferimento, di formazione e di specializzazione di alto livello per i paesi rivieraschi e per i paesi in crescita dell'Africa Mediterranea e sub-Sahariana, sul modello di quanto già da un decennio sta facendo l'Università di Padova e altri atenei italiani.
Ci possono obiettare che la nostra visione è troppo futuristica ma non è così, anzi siamo molto in ritardo e sarà difficile, dopo l'ultimo scandalo, poter risalire la china e offrire ai giovani una formazione ancora credibile e di qualità.