Pubblicato il: 02/08/2019 alle 18:50
L’autonomia regionale del Nord divide l’Italia
Certamente il risultato del referendum popolare ha sancito la volontà delle popolazioni di Veneto, Emilia Romagna e Lombardia di gestire autonomamente scuola, sanità e infrastrutture.
E’ un desiderio in apparenza legittimo, fermo restando il principio costituzionale dell'Unità d'Italia e quello dell'uguaglianza dei cittadini italiani.
Nonostante le premesse iniziali, ci sembra inopportuno oggi varare una legge che preveda l'autonomia delle tre regioni del nord senza fare precedere tutto questo da un riequilibrio del sistema delle infrastrutture tra nord e sud, riequilibrio capace di pianificare i ruoli delle due diverse aree del paese per partecipare tutti insieme alla crescita economica e alle sfide del terzo millennio.
Un’Italia a due velocità penalizza il Sud ma sarebbe un grave errore per il Nord e per l’intera Nazione.
Quella a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni è una concentrazione degli investimenti infrastrutturali al Nord, seguendo la logica perversa che i maggiori stanziamenti dovevano essere assegnati là dove fino ad oggi è stato il baricentro economico europeo.
Ciechi e stolti i nostri governanti perché non hanno capito che la partita, in questo inizio del terzo millennio, si gioca nel Mediterraneo ed è qui che sono concentrati gli interessi delle più grandi potenze mondiali.
Il problema della autonomia regionale è dunque secondario: dobbiamo partire da una visione geopolitica diversa per l’Italia, sicuramente da un riequilibrio delle infrastrutture, dal superamento del Gap infrastrutturale fra settentrione e meridione e con una definizione dei ruoli economici consoni alle posizioni delle due aree del paese.
Solo quando tutto ciò sarà realizzato si potrà parlare di autonomia.
Persino i fondi per il ponte sullo stretto, da quasi tutti ormai definita opera strategica importantissima, sono stati dirottati su una delle innumerevoli e anonime infrastrutture del Nord.
Così facendo l'Unità d'Italia andrebbe “a rotoli”, ci sarebbe ancora l’Italia a due velocità, un Nord sempre più ricco ed infrastrutturato e un Sud dimenticato, non in grado di competere, costretto ancora all’emigrazione ed a fornire forza lavoro, costretto alla fuga dei cervelli, offeso e obbligato all’arretratezza, impreparato alle nuove sfide del terzo millennio.
L’appello che rivolgiamo ai nostri politici, ed in particolare quelli eletti al Sud, è di opporsi al programma iniquo e perverso di un pericoloso capopopolo comico parolaio e di non lasciarsi abbindolare da un pifferaio che alimenta quanto di più cattivo c'è in noi per ampliare il suo consenso.
Salvatore Giunta
Coordinatore Italia in Comune – Caltanissetta