Pubblicato il: 07/08/2019 alle 17:23
Il sostituto procuratore Luigi Lo Valvo ha chiesto il rinvio a giudizio per A.N., 25 anni di Gela, ritenuto responsabile dell’incidente che il 16 novembre dell’anno scorso sulla statale 626 Gela – Caltanissetta ha causato la morte di Giuseppe Danese e Angelo Scalzo, oltre al grave ferimento di altri due ragazzi.
I familiari di entrambe le vittime e i due giovani rimasti gravemente feriti sono tutti assistiti da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nel risarcimento di incidenti mortali con sedi a Canicattì e Catania.
L’incidente. Erano momenti di grande gioia quelli che hanno preceduto la tragedia. I quattro, a bordo di una Peugeot 208, erano di ritorno dalla motorizzazione di Caltanissetta, dove Angelo, di soli 16 anni, sua sorella Miriana Giuseppa di 25 e un’altra ragazza, R.L., avevano sostenuto l’esame teorico della patente. Tutti promossi e felici, pochi minuti dopo mezzogiorno stavano facendo ritorno a Gela quando all’improvviso si è consumata la tragedia.
Secondo quanto ricostruito dal consulente tecnico incaricato dalla Procura, l’ingegner Girolamo Vitellaro, A.N. al momento dell’incidente, avvenuto a pochi chilometri dallo svincolo per Butera, nonostante l’asfalto bagnato e la presenza di una curva, viaggiando oltre i limiti di velocità avrebbe invaso quasi completamente la corsia di marcia opposta.
Proprio in quei drammatici istanti sopraggiungeva in direzione opposta la Lancia Y10 con al bordo il solo Giuseppe Danese, 51 anni di Riesi. L’impatto, a quel punto inevitabile, è stato devastante, con la Y10 ridotta quasi a metà e la Peugeot finita ribaltata su un fianco.
Pochi istanti e sui resti delle auto è sopraggiunto anche un furgone con a bordo due persone. Il conducente, trovando improvvisamente ostruita la strada non aveva potuto fare in tempo ad evitare l’impatto, seppur marginale, dapprima con i resti della Y10, subito dopo contro la Peugeot.
Giuseppe Danese e Angelo Scalzo erano morti pochi istanti dopo lo schianto, a causa dei tremendi traumi riportati. Miriana Scalzo, che in quei tragici momenti ha visto con i propri occhi il suo fratellino morirle affianco, ha riportato lesioni gravi, così come l’altra ragazza coinvolta.
Le indagini. «La causa del sinistro è da ricondurre esclusivamente al comportamento di guida tenuto dal conducente della Peugeot 208 – si legge tra le conclusioni del consulente tecnico Vitellaro – Nell'affrontare la curva perdeva il controllo del proprio mezzo, invadendo la corsia di marcia opposta. Lo stesso, inoltre, con la sua tenuta di guida non regolava la velocità in corrispondenza di una curva in discesa con manto stradale bagnato, nonché superava il limite di velocità di 90 km/h consentito su quel tratto. Non si ravvisano invece violazioni in merito alla condotta di guida degli altri due conducenti coinvolti nel sinistro».
Nel corso delle indagini sono stati anche acquisiti, da parte della polizia stradale di Caltanissetta, i tabulati telefonici dell’utenza di A.N.
«In caso di morte o lesioni a più persone il nuovo reato di omicidio stradale prevede l’applicazione di una pena aumentata fino al triplo per la più grave delle violazioni commesse – spiegano Ivan Greco e Diego Ferraro, responsabili delle sedi Giesse in Sicilia – I familiari chiedono a gran voce che venga davvero fatta giustizia e che la nuova legge, almeno in casi come questo, in cui sono state distrutte delle giovani vite, venga applicata senza sconti. Questi genitori avevano affidato i propri figli alla sicurezza di una scuola guida, ma chi quel giorno li ha accompagnati a fare gli esami, invece che mostrar loro sicurezza e rispetto alla guida per gli altri, ha tenuto dei comportamenti che hanno portato alla morte di due persone e al grave ferimento di altre due. E’ un assurdo paradosso: serve un monito affinché situazioni del genere non si ripetano più. Soltanto 4 mesi dopo questo incidente, sempre a Gela, era morta un’altra giovanissima ragazza, Vittoria Caruso, di soli 15 anni».
L’udienza preliminare si terrà il 18 dicembre.