Pubblicato il: 26/08/2019 alle 16:37
Si è ampliata la piattaforma di quanti vedono arrivato il momento di reagire con forza ad una politica che vede il Meridione d'Italia come terreno di conquista, serbatoio di voti e di cervelli, relegato ai margini dello sviluppo territoriale socio economico della Nazione, in specie delle infrastrutture e dei trasporti.
Sta nascendo, proprio in questi giorni a Potenza, un movimento politico che rivendica i diritti dei meridionali, nel senso di un riequilibrio sociale ed economico, con a capo lo scrittore giornalista Pino Aprile, autore di numerosi saggi e articoli nei quali traccia la cronistoria di un "disastro" che ha le sue origini a partire dalla cosiddetta "Unità d'Italia".
Anche a Napoli il governatore della Campania De Luca sta spingendo per contribuire a creare una coscienza meridionalista, così come lo scrittore giornalista Marco Esposito, autore di un saggio di grande successo dal titolo emblematico: "Zero al Sud".
Noi in più occasioni da un decennio, abbiamo scritto del divario tra Nord e Sud, della necessità ormai inderogabile di riequilibrare le due aree della Nazione e di rimandare la legge sull'autonomia delle regioni del Nord allorquando il gap economico, sociale e infrastrutturale tra Nord e Sud venga sanato: rendiamo competitivo il Sud e soltanto poi si potrà parlare di autonomia.
I nodi sono giunti al pettine, non è concepibile un'Italia a due velocità: un Nord al passo coi tempi e un Sud sempre più povero e non pronto alle nuove sfide del terzo millennio.
Fino ad oggi gli investimenti infrastrutturali sono stati concentrati al Nord: treni veloci, porti, aeroporti, autostrade, poiché si è creduto che fosse proprio al Nord il baricentro economico europeo.
Oggi non è più così: gli interessi delle superpotenze si sono spostati nel Mediterraneo.
E’ qui che si gioca la grande partita del terzo millennio, il mare nostrum tornerà agli splendori della Magna Grecia, i maggiori traffici commerciali avverranno proprio qui e ora che l'Africa ha formato l'area di libero scambio più grande del mondo, al meridione d'Italia spetta il ruolo di interlocutore principale verso i paesi africani.
Ma nel Mediterraneo non siamo da soli, gli altri paesi si stanno attrezzando con una politica infrastrutturale moderna ed efficiente, noi come al solito siamo in forte ritardo, per tale motivo vediamo di buon occhio la formazione politica meridionalista che affronti le nuove realtà di un futuro che è ormai vicino ed inarrestabile.