Pubblicato il: 16/10/2019 alle 18:07
Un mini esercito di ladri e di spacciatori di droga avrebbe operato a Gela negli ultimi tre anni, rubando auto, ciclomotori, armi e oggetti di valore i cui proventi sarebbero stati riciclati nel traffico di stupefacenti. Nel solo quartiere "Settefarine", la polizia ne ha identificato 52; la procura ha chiesto al Gip misure cautelari per 19 ottenendo provvedimenti restrittivi solo per 4 e senza l'aggravante dell'associazione a delinquere. Sono, Carmelo Ascia, di 20 anni, accusato di furto aggravato e arrestato ad Arzachena, in Sardegna, dove si era trasferito per motivi di lavoro; Salvatore Perna, di 27 anni, rintracciato a Milazzo (ME) e posto agli "arresti domiciliari", con l'accusa di traffico di stupefacenti; Giuseppe Migliore, di 22 anni, anche lui ai "domiciliari", accusato di furto di armi e spaccio di stupefacenti. Il quarto complice è sfuggito alla cattura e viene attivamente ricercato. Un centinaio gli episodi di illegalità che vengono loro contestati. L'inchiesta odierna è la prosecuzione dell'operazione "cavallo di ritorno" che nell'aprile del 2017 portò ad altri 9 arresti. L'odierna indagine invece è stata denominata "cave canem" perchè gli indagati, conversando al telefono tra loro, parlavano in codice, chiamando "cani" i mezzi che rubavano ed in particolare gli scooter. Il procuratore della Repubblica, Fernando Asaro che con il suo "sostituto", Federica Scuderi, ha coordinato le indagini degli uomini del commissariato di polizia, diretti dal vice questore, Salvatore Cicero, ha parlato di "riaffermazione della legalità in un vasto territorio cittadino, malgrado l'assoluto clima di omertà regnante nella popolazione". Nel corso delle indagini è emerso anche un tentativo di sequestro di persona avvenuto davanti all'istituto commerciale per ragionieri, "Luigi Sturzo", cui hanno assistito studenti, bidelli e professori. All'uscita dalla scuola, un alunno, colpevole di avere rubato il ciclomotore a uno degli indagati, è stato accerchiato per vendetta, preso di peso, portato in macchina e picchiato per costringerlo a restituire lo scooter. Quindi lo hanno lasciato andare. Un professore ha confermato l'aggressione quando i poliziotti hanno scoperto, da intercettazioni e telecamere private, quello che era avvenuto. E per denunciare il clima di illegalità che si respira a Gela e la poca collaborazione delle amministrazioni comunali nel migliorare la video sorveglianza pubblica, lo stesso procuratore Asaro ha detto: "continuo a sollecitare le autorità comunali a rimuovere dai cartelli alle porte del paese la scritta <<Gela città videosorvegliata>> e <<Gela città derackettizzata>> perchè quello che affermano è falso". (Ansa)