Pubblicato il: 02/11/2019 alle 16:30
Era tornato a casa della ex, in Borgo Vittoria, per risolvere alcune pratiche in città, o così le aveva detto, poi l’aveva aggredita, colpendola con trenta coltellate che l’avevano ridotta in fin di vita: per questo, Crocifisso Pingo, 58 anni, di Gela, è stato condannato con rito abbreviato a 7 anni e sei mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 30.000 euro. Il pubblico ministero Laura Ruffino, aveva chiesto 10 anni. Mesi dopo la donna, Patrizia Burzotta, 54 anni — assistita dall’avvocato Anna Rizzo — aveva raccontato la sua terribile esperienza al Corriere Torino, cercando di mettere in guardia altre potenziali vittime: «A tutte le donne, dico: se ci sono stati segnali di violenza, non fidatevi del vostro ex, soprattutto se vi chiede un ultimo incontro».
Anche dopo mesi, la donna portava addosso i segni della violenza: «Ho un corpo metallico di forma triangolare di 12 millimetri nell’osso mascellare, forse il frammento di una lama». Dell’aggressione, si ricorda solo alcuni attimi: «Gli ho voltato le spalle e mi ha colpito alla schiena: sembra strano, ma non riuscivo a capire se fossero pugni o fendenti». Piuttosto, restano le parole: «Mi disse che mi avrebbe rovinata e lo ha fatto». Crocifisso Pingo, difeso dall’avvocato Tiziana Porcu, è in carcere.