Pubblicato il: 12/11/2019 alle 14:12
Ci hanno provato fino all'ultimo e alla fine sono stati premiati non solo dalla vita, per quel bel ricordo che resterà sempre nei loro cuori, ma anche mediante un vero e proprio riconoscimento, un attestato di merito, da parte della direzione generale dell'Asp di Caltanissetta. Sono i medici e gli infermieri dell'ospedale Sant'Elia che, un giorno di inizio novembre, si sono resi protagonisti di una storia a lieto fine. Sono loro, infatti, ad aver riportato in vita un giovane di 41 anni, Giuseppe Azzaro, che era stato colto da arresto cardiaco mentre si trovava in pronto soccorso. Per oltre 38 minuti il suo cuore aveva cessato di battere ma la determinazione, il lavoro di squadra di medici e infermieri, e la speranza, alla fine hanno premiato tutti. Giuseppe Azzaro dopo essere stato rianimato è stato sottoposto ad un intervento di angioplastica e adesso potrà condurre nuovamente una vita normale. Questa mattina il direttore generale dell'Asp Alessandro Caltagirone, insieme al direttore sanitario Marcella Santino e al direttore amministrativo Pietro Genovese, ha consegnato gli attestati di merito ringraziando personalmente medici e infermieri dei reparti di pronto soccorso, cardiologia, emodinamica e rianimazione. "Abbiamo convocato tutti coloro che sono stati coinvolti nella buona riuscita delle manovre rianimatorie, del successivo intervento e della degenza del paziente – ha spiegato Alessandro Caltagirone – ed è stato un momento giusto di incontro e riconoscimento con un attestato di merito dell'attività che hanno svolto. Abbiamo ritenuto importante fare questo incontro perché eventi di questo tipo non passino inosservati e rimangano anche nel curriculum vitae dei dipendenti. Questi ultimi si sono stupiti perché nella loro carriera non era mai accaduto qualcosa di simile benché ci siano stati eventi meritevoli di un attestato di questo tipo. Abbiamo trovato gente motivata e allo stesso tempo contenta della nostra iniziativa". Giuseppe Azzaro era arrivato in pronto soccorso per un dolore nella zona della scapola e nel braccio. Il medico di pronto soccorso stava facendo gli accertamenti del caso e il paziente sembrava stare relativamente bene quando, all'improvviso, è andato in arresto cardiaco. "Sono stati momenti di alta tensione – ha raccontato Sebastiano Nocilla, in quel momento in turno con la collega Giiuseppina Tumminelli – ma grazie alla rapidità di azione nel riuscire a fare diagnosi in tempi brevissimi siamo riusciti, insieme agli infermieri e agli altri colleghi a salvare il paziente. Quando quest'ultimo è andato in arresto insieme ai colleghi non abbiamo perso tempo e abbiamo iniziato le manovre di rianimazione cardiovascolare. Il ragazzo non era arrivato con un dolore toracico tipico per cui quello che è successo da lì a breve era assolutamente inaspettato. Vederlo riprendersi è stata una gioia grandissima per tutti noi". Protagonista dell'intervento la dottoressa Fiorella Privitera, cardiologa giovanissima ma con una notevole preparazione accompagnata da una grande determinazione. E' stata lei dopo il passare della mezz'ora ad incitare i colleghi a non fermarsi. "Il paziente è vivo grazie al lavoro di squadra di tutti e grazie soprattutto agli infermieri del mio reparto perché effettivamente sono stati straordinari – ha raccontato la dottoressa Privitera – riuscivano a percepire in anticipo quali fossero le mie decisioni ed erano pronti immediatamente nella preparazione e somministrazione dei farmaci. Bastava solo un cenno per capirsi e ciò che ha funzionato è stato questo: la condivisione del protocollo al cento per cento. Sentire un cuore che torna a battere è un'emozione indescrivibile, non solo quello, ma proprio vedere quel corpo che torna a riscaldarsi è stata l'emozione più forte in assoluto. Casi come questi sono rari ma non rarissimi. Recentemente ne sono capitati degli altri, con arresto cardiaco di lunga durata, il segreto è la buona esecuzione del massaggio cardiaco che consente di preservare la perfusione cerebrale nell'attesa che il .cuore riparta autonomamente". Una volta rianimato il paziente è stato sottoposto ad un intervento di angioplastica da parte dell'emodinamista Manuela Creaco ormai uno dei punti di riferimento del reparto di Emodinamica. "Data la giovane età e la forte familiarità che risulta essere il fattore di rischio determinante – ha spiegato la dottoressa Creaco – siamo intervenuti prima ancora che il paziente, dopo l'arresto cardiaco, riuscisse a fare l'elettrocardiogramma di base. Questo proprio perché data la giovane età e la doppia familiarità per cardiopatia ischemica, sia dalla linea paterna che da quella materna, siamo intervenuti con la chiamata in reperibilità, noi del team dell'emodinamica, in tempi brevissimi. Tempi che sono sicuramente giovati al paziente tant'è che al mio arrivo in sala di terapia intensiva aveva ancora un polso talmente valido da poter ipotizzare un approccio radiale che è quello più comunemente utilizzato durante l'angioplastica primaria. All'arrivo in sala di emodinamica invece la pressione stava crollando e pertanto si è reso necessario un approccio femorale, più tradizionale e più convenzionale nei momenti di estrema emergenza. L'altra particolarità di questo paziente è che ha reagito all'insulto ischemico di una coronaria chiusa che era l'interventricolare anteriore, quindi la più importante per l'economia ischemica del cuore, con diversi arresti cardiaci da fibrillazione ventricolare che è un'aritmia che dà una traccia elettrica al monitor ma che non dà assolutamente un circolo valido per il paziente. E' stato per questo motivo chem durante i minuti di arresto, il paziente è stato massaggiato ed è stato curato con i farmaci che sostengono il circolo secondo le linee guida. Il massaggio eseguito correttamente è stato essenziale altrimenti non avrei potuto nemmeno intervenire". Fondamentale il lavoro svolto dai rianimatori. Nonostante i 38 minuti di assenza di battito cardiaco, infatti, il paziente, grazie alle mani esperte e alla professionalità dei medici Michele Minissale e Rita D'Ippolito, non ha riportato alcun danno permanente. "Insieme al collega – ha raccontato la dottoressa Rita D'Ippolito – ci siamo occupati di garantire l'ossigenazione cerebrale con l'intubazione orotracheale. Quindi abbiamo intubato il paziente, manovra fondamentale, e continuato il massaggio cardiaco insieme ai colleghi cardiologi e così abbiamo evitato danni cerebrali permanenti. Con il massaggio cardiaco abbiamo sostituito la pompa cardiaca che era ferma, garantendo la circolazione, e con l'intubazione abbiamo garantito l'ossigenazione riducendo a zero i danni cerebrali. Dopo l'intervento il paziente è stato mantenuto in ventilazione controllata in sala operatoria assistito dai due rianimatori Roberto Serretta e Antonio Lombardo. Il fatto che il paziente non abbia riportato alcun danno dimostra che la rianimazione cardiopolmonare è stata fatta secondo le linee guida. Per noi il riconoscimento di oggi è stato importantissimo. Debbo dire che è la prima volta in 20 anni di professione che ricevo un encomio al mio lavoro che consiste tutti i giorni nel salvare vite. Questo riconoscimento però ci dà una spinta in più e ci rende entusiasti di aver scelto questa meravigliosa professione". Gli attestati di riconoscimento sono stati consegnati ai medici Sebastiano Nocilla, Michele Minissale, Fiorella Privitera, Rita D'Ippolito, Manuela Creaco, Antonio Lombardo, Roberto Serretta, Giuseppina Tumminelli e agli infermieri Rita Mangione, Danila Puglisi, Massimo Lunetta, Francesca Lavieri, Alessandro Scarantino, Calogero Diliberto, Maria Tina Canalella, Mario Castigione, Biagio Donzuso e Massimiliano Mugavero. All'incontro erano presenti anche il primario del reparto di Rianimazione Giancarlo Foresta e il primario del reparto di Cardiologia Felice Rindone.