Pubblicato il: 28/11/2019 alle 22:04
La Commissione Tecnica istituita dal Presidente della Regione, ex art. 12 della L.R. 152015, ha concluso i lavori da cui emergerebbe un orientamento politico maggioritario verso il ritorno ad una gestione pubblica dell'acqua nell'ambito territoriale nisseno.
Detto condivisibile giudizio si accompagna ad una gestione del procedimento che lascia però spazio a innumerevoli serie perplessità.
La prima è la validità amministrativa di tale pronunciamento. Il Commissario dell'ATO CL 6,
Dott.ssa Rosalba Panvini, si è espressa, unitamente al Sindaco di Villalba, Dott. Alessandro Plumeri, sulla insussistenza in fatto ed in diritto delle motivazioni della risoluzione contrattuale nei confronti del Gestore Acque di Caltanissetta SpA, (Caltaqua), avanzata da quattro dei sette componenti facenti parte della Commissione Tecnica.
In tale ambito l'art. 12 si riferisce alla "Commissione Tecnica" istituita, considerando la stessa un organo terzo ed indipendente, le cui valutazioni avrebbero dovuto essere scevre da orientamenti politici, e condizionamenti esterni. Il giudizio della Commissione avrebbe invece dovuto collegialmente, se concretamente accertate, valutare le motivazioni "tecniche" da porre in essere a base di una eventuale proposta di rescissione. Detta proposta, infine, sussistendone i presupposti, avrebbe dovuto essere formulata nelle forme dell'atto amministrativo, e non come mera espressione di giudizio politico individuale dei singoli componenti come invece è avvenuto. Alla luce di quanto è successo, diversi interrogativi si pongono. Se pur rispettabile, la connotazione squisitamente politica assunta dalla Commissione ha fatto bene al dichiarato e corretto obiettivo della gestione pubblica dell’acqua? La Commissione ha espletato tutte le necessarie azioni tecniche cui era preposta per fare chiarezza su un tema di tale delicatezza, o è stata solo un’altra occasione di dibattito politico? La Commissione ha valutato i possibili "danni" (reputazionali, economici, finanziari, etc.) conseguenti ad un prevalente contraddittorio politico-comunicativo con l'attuale sistema di gestione del servizio idrico integrato?
Da quanto emerge dalla stampa, non sembrerebbe che l'operato della stessa sia stato completamente improntato dalla opportuna trasparenza, terzietà e prudenza.
Laddove è palese che alcuni Sindaci intendano andare verso il servizio pubblico, attraverso la rescissione del contratto, non emerge, infatti, il sottostante (ed indispensabile) progetto di gestione pubblica che, ricordiamo, a termini di legge dovrà necessariamente interessare l'intero ambito provinciale, in accordo con tutti i 22 sindaci.
A riguardo, da quanto ci risulta, solo 7 "primi cittadini" su 22 avrebbero manifestato possibili criticità sulla gestione del servizio da parte dell'attuale Gestore.
Nessuna previsione sugli scenari dell'inevitabile fase di transizione che conseguirebbe ad una rescissione del contratto.
Come e da chi verrebbero impiegati i finanziamenti?
Che fine farebbero le decine di progetti (acquedotti, impianti di depurazione, sistemi di
sollevamento, etc.) predisposti dall'attuale gestore e in attesa di approvazione?
Come si intendono garantire gli odierni livelli occupazionali in un ambito territoriale già afflitto da una grave crisi economica? D'altro verso emerge un grave ritardo da parte dei Sindaci dell'Ambito nell'attivazione del nuovo organismo di gestione (assemblea territoriale idrica). Lo stesso organismo, infatti, vedrà la luce solo grazie al deciso intervento del Prefetto, Dott.ssa Cosima Di Stani, nei primi giorni di Dicembre. Detto ritardo ha già comportato però il blocco dei finanziamenti programmati dalla Regione da
impegnare nel miglioramento del servizio idrico e di depurazione, con i conseguenti disservizi e danni ambientali. Ci sembra di assistere all'ennesimo esempio di decostruzione senza un progetto (es. riforma delle ex Province).
A nostro parere detta operazione potrebbe risultare un boomerang, ispirata da una classe politica vocata prevalentemente agli slogan. Speriamo di sbagliarci.
In ultimo facciamo rilevare che ad oggi non abbiamo registrato interventi politici per la richiesta di rescissione/revisione", così come previsto all'art. 6 della L.R. 15/2015, della convenzione con il Gestore "privato sovrambito "Siciliacque, che vende l'acqua al gestore locale a circa 0,69 €/mc, la tariffa più alta in Sicilia; acqua che arriva ai nostro serbatoi non di rado torbida e talvolta ricca di "trialometani". Forse sarebbe opportuno richiedere a gran forza anche alla Regione Sicilia la calmierizzazione e la perequazione del suddetto costo e finanche la rescissione del contratto (stipulato per cento anni).
Oltre alla risposte ci aspettiamo prudenza dai politici ed amministratori che dovranno gestire tale delicata vertenza, che senza nulla scontare a nessuno, dovrà tutelare in primis l'interesse collettivo, scongiurando, nelle dovute proporzioni, l'insorgere di un "ILVA" locale con gravi ripercussioni nelle sostenibilità sociali ed ambientali di tale servizio vitale.
Il presidente di Legambiente Ivo Cigna