"Le analisi delle attività giudiziarie concluse nel semestre confermano, anche nella provincia nissena, la tendenza della criminalità organizzata ad infiltrare, senza distinzione, l’edilizia, l’agricoltura, il ciclo di smaltimento dei rifiuti e gli appalti". E' quanto emerge dalla relazione semestrale della Dia riferita al periodo compreso tra gennaio e giugno 2019 e in questo caso alla provincia di Caltanissetta. "Ciò senza tralasciare gli affari di tradizionale interesse quali lo spaccio degli stupefacenti, le estorsioni e l’usura. Anche in questo territorio le consorterie tendono a limitare gli atti di violenza, che comporterebbero un’intensificazione delle attività di contrasto delle Forze dell’ordine. I gruppi preferiscono, invece, agire in modo silente e infiltrare settori produttivi che, sebbene in un momento di diffusa crisi generale, si presentano comunque d’interesse. In provincia di Caltanissetta, i Comuni di San Cataldo e di Bompensiere continuano ad essere gestiti da una Commissione prefettizia, a seguito di gravi irregolarità amministrative ed ingerenze della criminalità organizzata rilevate nelle procedure di aggiudicazione di alcune gare di appalto. Nel periodo in riferimento la situazione dei sodalizi nisseni, in termini di consorterie e di alleanze, risulta stabile. Cosa nostra e le consorterie della Sicilia orientale tendono ad espandere le proprie attività, travalicando il territorio di origine. Nonostante l’azione di contrasto giudiziaria ed i sequestri dei patrimoni mafiosi, Cosa nostra mostra forti capacità di ricostituzione dei propri assetti, pur esprimendo un numero contenuto di famiglie radicate soprattutto nei paesi dell’entroterra. Ciò a riprova dell’origine rurale del fenomeno mafioso che trova, in primo luogo, nel settore dell’imprenditoria agricola la fonte storica di sostentamento. Fondamentali, per la comprensione dell’architettura delle consorterie e dei loro rapporti, sono state le rivelazioni dei collaboratori di giustizia che, fin dagli anni ’90, hanno illustrato la fisionomia della realtà criminale locale, confermando come in quasi tutti i comuni vi fosse una famiglia o un referente di Cosa nostra".