Una rivolta, definita «molto violenta», è scoppiata nel primo pomeriggio di domenica nel carcere a Modena. Dalle prime informazioni molti sarebbero i detenuti coinvolti e i danni alla struttura. Alla base della rivolta la protesta dei detenuti per limitazione per il Coronavirus. Tensioni anche nel carcere di Frosinone. Un centinaio di detenuti chiede provvedimenti ad hoc e sono usciti dalle sezioni raggiungendo l’area passeggi e le mura. Sabato a Salerno la protesta per l’annunciata sospensione dei colloqui a causa del rischio contagio.
Le tensioni a Frosinone
A Frosinone un centinaio di detenuti, impauriti dal rischio di contagi dal Coronavirus e chiedendo provvedimenti ad hoc, sono usciti dalle sezioni raggiungendo l’area passeggi e salendo sulle mura. Al momento non ci sarebbe stata alcuna evasione e sul posto sono intervenuti il direttore del carcere e il comandante del reparto degli agenti della penitenziaria.
Rivolta a Modena
«È in corso nel carcere Sant’Anna di Modena un’altra rivolta dettata dal panico di pandemia da coronavirus, vediamo il levarsi in aria una cortina di fumo nero, speriamo che non ci siano feriti tra tra il Personale di Polizia. Ad appiccare il fuoco, probabilmente i detenuti per tentare di coprire una maxi fuga». È quanto rende noto il sindacato il Coordinamento nazionale sindacati di Polizia Penitenziaria. «Per fortuna anche con tutte le difficoltà del caso, la Polizia Penitenziaria del reparto Modenese è riuscita a bloccare il tentativo. Ora è in corso una mobilitazione delle forze dell’ordine che stanno accorrendo sul posto numerose per aiutare i colleghi».
Tensioni a Salerno e Poggiorale
Tensioni anche a Salerno e Poggioreale. «Abbiamo scritto al Ministro perché le rivolte in atto, poste in essere in alcune carceri, tra cui Frosinone, Salerno, Modena, Poggioreale, devono far riflettere il Governo sulla necessità di riformare l’ordinamento penitenziario ma, soprattutto, la polizia penitenziaria, istituendo squadre antisommossa per ogni istituto e, soprattutto, eliminare la vigilanza dinamica e il regime aperto». A dirlo sono i vertici del SIPPE (Sindacato Polizia Penitenziaria), Alessandro De Pasquale e Carmine Olanda. «Le tante concessioni date ai detenuti negli anni – affermano i sindacalisti – non sembra abbiano prodotto l’effetto sperato, perché basta una giusta decisione del governo a tutela della salute di tutti, che fa comunque scatenare disordini che riteniamo strumentali».