Ieri il numero dei guariti fornito dalla protezione civile era di 4.025: 7 su 10 in Lombardia. Con una mortalità che varia tra lo 0,5% e il 10% (a seconda del metodo con cui si contano i positivi), dalla malattia si guarisce nella stragrande maggioranza dei casi. Perfino tra gli ultraottantenni la sopravvivenza è dell’85%. «Quando i sintomi scompaiono – spiega Giovanni Di Perri, che insegna malattie infettive all’università di Torino – si effettuano due tamponi successivi. Il risultato negativo indica che il virus è scomparso dall’organismo. Non solo si è guariti, ma con qualche cautela si può tornare a stare con gli altri. Molti pazienti scalpitano, perché si sentono già bene da giorni. Ma la pazienza in questo caso è importante».
«I tempi della guarigione possono essere lunghi, anche diverse settimane, se la malattia era stata severa» spiega Carlo Federico Perno, professore di virologia all’università di Milano. «A volte – dice Maurizio Cecconi, che dirige la rianimazione dell’Humanitas di Rozzano- se il periodo trascorso in terapia intensiva è stato lungo, occorre una fase di riabilitazione. Serve a rimettere in moto i muscoli, non ultimi quelli dei polmoni che erano stati sostituiti dal lavoro delle macchine». A quel punto si può tornare gradualmente a essere quelli di prima. «Un sintomo che ci viene spesso riferito è la perdita di gusto e olfatto» spiega Di Perri. «Ci stupisce, non sappiamo spiegarcelo». Solo il tempo dirà se è reversibile. (Repubblica.it)