Con una società era riuscito ad aggiudicarsi un appalto da quasi 16 milioni di euro per la fornitura di oltre 24 milioni di mascherine chirurgiche. Peccato che la società, la Biocrea, oltre ad avere un oggetto sociale del tutto estraneo al settore merceologico relativo alla gara (“coltivazione di fondi, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse”), fosse anche una “scatola vuota” destrutturata, caratterizzata da un vero e proprio stato di inoperatività, per totale assenza di dipendenti, strutture, mezzi e capitali, e incapace a far fronte alle obbligazioni nascenti da un contratto come quello originariamente aggiudicato. Così, una tempestiva denuncia alla procura di Roma da parte di Consip ha dato il via a un'inchiesta culminata oggi con l'arresto (con efficacia della misura fino al 20 maggio prossimo) di Antonello Ieffi, imprenditore 42enne originario di Cassino, che i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno portato in carcere per turbativa d’asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture.
Il valore complessivo della gara, bandita d’urgenza per garantire l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali in tempi di epidemia di coronavirus, era di oltre 253 milioni di euro e Ieffi si era aggiudicato il lotto numero 6 impegnandosi alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall’ordine, con scadenza il 16 marzo. Mascherine in realtà mai consegnate: l'imprenditore, che parlava a nome della società pur non risultando tra i suoi componenti, ha riferito all'ad di Consip, che lo pressava, di essersi rivolto persino al ministro Di Maio per avere un aiuto, lamentando l’esistenza di problematiche organizzative relative al volo di trasferimento della merce, a suo dire già disponibile in un punto di stoccaggio in Cina. Problematiche inventate di sana pianta perchè l’Agenzia delle Dogane ha verificato con un'ispezione presso l’aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun, che quel carico di mascherine dichiarato da Ieffi era assolutamente inesistente.
In una conversazione telefonica, intercettata dalla Finanza, Ieffi dice di voler sfruttare questi 'tempi di guerra': "Io importo da anni il fotovoltaico dalla Cina… quando c’è stata l’emergenza, ho chiamato le ditte giù per dire, ma avete le mascherine, sta roba… mi sono messo in mezzo a questa cosa qua… èerché intanto fai del bene… È una emergenza… So' numeri esageratamente grandi. Io ho detto, perché non ci proviamo. Su di me… mi hanno fatto i raggi X, dobbiamo stare tranquilli".
Per il giudice, insomma, Ieffi, "si aggiudica con frode la fornitura che poi non riesce ad assicurare, con lesione della libertà della concorrenza e causando un danno grave alla salute pubblica, avendo fatto perdere giorni preziosi nell'acquisizione delle oggi indispensabili mascherine".
"Ad evidenziare la capacità a delinquere non è la ricerca del profitto personale ma l'avere perseguito il profitto con una azione tanto 'veloce' e 'pronta' a cogliere l'occasione quanto spregiudicata e temeraria, tentando una operazione tutta da costruire, facendo quanto serve, anche di illecito, per ottenere intanto l'aggiudicazione della fornitura, con la riserva di inventare poi, sul momento, contando sulle proprie capacità, una operazione commerciale comunque molto complessa e finanziariamente impegnativa attesi i tempi strettissima di consegna e i capitali da impegnare, da configurare ex novo dopo l'aggiudicazione, con strumenti finanziari e contrattuali non già predisposti e disponibili ma da approntare sul momento", prosegue il magistrato, "contando magari anche sul fatto che, attesa l'emergenza, sarebbe stato accettato anche il fatto compiuto di un ritardo, e che la 'lettera d'invito' alla gara prevedeva, anche in 'caso negativo' e 'nonostante il recesso del contratto', il 'pagamento del valore delle forniture già eseguite nonché il rimborso delle spese eventualmente già sostenute per l'esecuzione del rimanente".