Pubblicato il: 08/06/2020 alle 11:33
"So quello che mi aspetta, è un compito difensivo di straordinaria complessità ma non per quantità e qualità delle argomentazioni: è un turbillon di emozioni più negative che positive, il timore, l'ansia, la paura di non riuscire, di fallire. Ma nello stesso tempo pensare e riflettere con quella freddezza che deve essere parte del difensore. Perché la vita, il patrimonio culturale e morale della Saguto e della sua famiglia nei confronti dei quali sono state chieste pene rigorose, dipende anche da cosa sarà in grado di fare l'avvocato".
Così, il legale Ninni Reina, che difende l'ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, ha esordito nel corso dell'udienza del processo che si svolge a Camtanissetta. Silvana Saguto è presente in aula, imputata insieme ad altri 14 indagati, tra cui il figlio Emanuele, il marito Lorenzo Caramma e il padre Vittorio Saguto. Il cosiddetto "sistema Saguto", secondo l'accusa, era basato sul continuo scambio di favori e la gestione privatistica dei beni sequestrati alla mafia.
"E' un processo anomalo, in qualità e quantità – ha continuato Reina – 73 capi di imputazione, ognuno ha in sé tante storie da esaminare e sviscerare. Non è solo un problema di numeri ma di materiale umano che dobbiamo scandagliare per spiegare il loro agire, le loro condotte. Ci troviamo di fronte a magistrati, avvocati, professori universitari, ingegneri. E' inevitabile percepire un'accusa forte, consistente, d'impatto e quindi il timore di resistere a questo tsunami accusatorio è presente. Non è solo un problema con me stesso di superare la paura. Questo è un processo che richiede un approccio intellettuale prudente, cauto, pacato ma soprattutto quella prudenza che è anche pazienza, che è fatica, a cercare di entrare nei meandri più reconditi delle vicende senza essere superficiali". (ANSA).