Pubblicato il: 18/06/2020 alle 20:28
In quattro si sono difesi dalle accuse di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e uno si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si sono chiusi così gli interrogatori dei cinque indagati finiti al centro di un’inchiesta del Reparto operativo dei carabinieri sul presunto sfruttamento di “lucciole” straniere che esercitavano la loro professione in alcuni appartamenti. Hanno respinto l’accusa di sfruttamento della prostituzione anche il commesso della Procura Vincenzo Riccobene, 54 anni e la moglie di questi Adriana Maria Toro Gaviria, 37 anni. Riccobene ha spiegato: “Mi sono sposato con questa donna perché me ne sono invaghito. Successivamente ho scoperto cosa faceva, ma ero infatuato e volevo provare a toglierla dal mondo della prostituzione anche facendole ottenere la cittadinanza italiana. Dovevamo separarci e poco prima del blitz avevamo anche affrontato l’udienza di separazione”. “Svolgevo questa professione per poter mandare i pochi soldi che guadagnavo alla mia famiglia in Colombia”, ha detto invece la moglie. Difesa anche da parte dell’avvocato nisseno Sandro Valenza, 49 anni,
il quale dinanzi alla gip Graziella Luparello ha fornito alcuni chiarimenti sulla sua posizione. In silenzio, in quanto ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, Antonino Comunale, 79 anni, originario di Riesi, considerato dagli inquirenti il “tuttofare” dell’avvocato Valenza. Solo a Comunale sono stati revocati gli arresti domiciliari per motivi di salute. Si è difeso anche il nisseno Francesco Vittorioso, 52 anni (l’unico per cui era stato disposto il divieto di dimora, misura confermata dalla giudice), il quale ha spiegato di non essere a conoscenza del
fatto che alcune donne da lui accompagnate in diversi appartamenti della città fossero delle prostitute. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Salvatore Candura, Calogero Vinci, Gandolfo Mancuso, Giuseppe Iannello e Francesca Cocca. Probabile che alcuni indagati ai domiciliari presentino ricorso al riesame. (Vincenzo Pane, La Sicilia)