Sono 76 le persone ricoverate al reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta per coronavirus da inizio pandemia (al momento soltanto 6 tutte in buone condizioni) e di queste soltanto 2 sono decedute. Un ottimo risultato quello raggiunto dall’Unità Operativa Complessa diretta dal primario Giovanni Mazzola, oggi relatore al convegno “Highlights in Neurology – speciale Neuro-Covid-19”, organizzato da Michele Vecchio.
Dottore Mazzola ci parli dei dati della nostra provincia in relazione al suo reparto
“Abbiamo la mortalità più bassa della Sicilia – ha detto Mazzola – e questo è un dato che va sottolineato. Nel reparto che dirigo sono state ricoverate fino ad ora 76 persone e soltanto 2 pazienti sono deceduti: un’anziana di 92 anni con problemi cardiaci e un altro paziente che, sì era positivo al coronavirus, ma la causa del decesso è stata una dissecazione dell’aorta. Allo stesso tempo abbiamo avuto un uomo di 60anni guarito nonostante fosse arrivato in condizioni gravissime. Ricoverato per un’insufficienza arteriosa agli arti inferiori, peggiorata a causa del coronavirus, ha subito anche l’amputazione degli arti e in presenza di una polmonite con insufficienza respiratoria severa, lo abbiamo guarito. Un risultato che sicuramente parla del buon lavoro che stiamo facendo”.
Cosa è cambiato nell’affrontare il coronavirus da inizio pandemia ad oggi. Ci sono meno malati gravi, riuscite a curarli in Malattie Infettive e non vanno più in rianimazione come accadeva all’inizio del lockdown.
E’ cambiato moltissimo. Adesso conosciamo il virus, sappiamo come si comporta, riusciamo a isolare i pazienti infetti, sappiamo come evitare che il paziente arrivi troppo tardi in ospedale. Indubbiamente i pazienti sono più al sicuro rispetto a prima quando c’era tanto caos e tanto panico. Devo dire che però tutt’ora anche se c’è, sembrerebbe, una riduzione dell’aggressività della malattia, qualche intubato lo abbiamo avuto, anche recentemente e questo è dovuto al fatto che se il coronavirus dovesse riprendere piede in maniera più seria tra la popolazione potrebbero risorgere gli stessi problemi di marzo
Il virus al momento colpisce persone che per la maggior parte rimangono asintomatiche, è il virus che è cambiato? E’ il clima? Da cosa dipende?
E’ indubbio che le cariche virali che si riscontrano oggi nei tamponi sono più basse. Sostanzialmente il paziente è meno aggredito in maniera sistemica e quindi spesso è asintomatico o paucisintomatico. Molto dipende dalla risposta immune del paziente, alcuni rispondono con una infiammazione diffusa, anche a livello polmonare che li può portare a morte. Faccio l’esempio del caso1: un paziente di 38 anni che stava benissimo, faceva tanta attività fisica e poi invece è andato incontro a una malattia particolarmente grave proprio perché il suo sistema immunitario ha risposto in maniera eccessiva all’invasione virale.
Nella sua relazione ha parlato anche di sintomi. Ha detto che inizialmente, nella maggior parte dei casi, si riscontra febbre, insieme a tosse o problemi respiratori. Negli ultimi giorni alcuni articoli spiegavano che rispetto alla normale influenza cambia l’ordine dei sintomi. Può confermarlo?
Sostanzialmente non appena comparirà l’influenza sarà difficile senza fare i tamponi capire se il paziente è infetto o meno da coronavirus. La sequenza dei sintomi non è sufficiente per potere stare tranquilli, bisogna approfondire. Quello che raccomando è di fare una vaccinazione massiva antinfluenzale in tutta la popolazione e mi auguro che l’utilizzo delle mascherine, il lavarsi frequentemente le mani ed evitare assembramenti, potranno ridurre sia l’incidenza del coronavirus ma anche quella dell’influenza tra la popolazione.
In questi giorni diversi infettivologi sono intervenuti sul tema mascherina sì o no per i bimbi. Ha delle controindicazioni l’utilizzo oppure no?
L’utilizzo della mascherina nei bimbi è problematica perché il bimbo naturalmente non può avere la maturità dell’adulto per comprendere che la mascherina è una protezione. Tuttavia laddove è possibile utilizzarla rimane un mezzo efficace. Laddove non è possibile utilizzarla, e questo lo vedremo all’apertura delle scuole, allora lì il distanziamento sociale e il fatto di dividere le ore scolastiche per evitare l’assembramento potrebbe essere una scelta efficace.