Pubblicato il: 19/09/2020 alle 13:15
"Non abbiamo avuto nessuna difficoltà a riconoscere nel passato la buona organizzazione della gestione organizzativa dell’emergenza COVID nel presidio ospedaliero di S. Elia, convinti che questa esperienza positiva insieme all’alto senso del dovere manifestato dai lavoratori impegnati in prima linea, fosse una base solida per affrontare future emergenze come quella che ora è in atto." E' quanti scrivono in una nota il segretario provinciale della Cgil, Ignazio Giudice e la segretaria provinciale Funzione Pubblica Caltanissetta, Rosanna Moncada. Purtroppo adesso così non è, del senso del dovere dei lavoratori impegnati (medici, infermieri, oss e ausiliari) se ne sta abusando e costoro sono costretti a prestare servizio in condizioni di lavoro al limite della sicurezza loro e della utenza. Il 2 Settembre scorso in occasione del consiglio comunale a Caltanissetta convocato per affrontare le problematiche della sanità abbiamo ascoltato, senza possibilità di replica, le parole della Direzione sanitaria dell’ASP di Caltanissetta e avevamo deciso di riservarci il diritto di replica perché le risposte fornite a noi dalla Direzione sono state generiche e non hanno avuto il riscontro a quanto da noi più volte richiesto . Oggi quel diritto alla replica non può più attendere perché di fatto le problematiche che risultavano allora continuano ad esserci e soprattutto i lavoratori ci riferiscono tanto altro ancora!. Con l’aumento dei ricoveri i nodi vengono al pettine e l’emergenza sanitaria si aggrava di un emergenza in termini di gestione e di organizzazione del personale e all’improvviso le criticità emerse non sembrano solamente legate alla carenza del personale ma anche e soprattutto ad una carente di gestione dello stesso Per questo avevamo chiesto una mappatura precisa del personale assunto per l’emergenza ‘’COVID-19’’e ci veniva riferito che questo era stato utilizzato a tale scopo e nei reparti ad uopo destinati. La domanda non era peregrina ne tantomeno polemica, volevamo solo capire dove era dislocato questo personale considerato che gli unici reparti COVID presso il presidio Sant’Elia sono: malattie infettive, il pronto soccorso COVID e la rianimazione COVID: 1) il pronto soccorso risulta non dotato di una sala di astanteria, ossia del luogo in cui sono ricoverati provvisoriamente gli ammalati e per di più risulta carente di una dotazione organica necessaria per garantire l’adeguata assistenza al malato, poiché allo stato attuale è provvisto di un solo infermiere e di un solo OSS per coprire le 24 H; 2) la palazzina B dove sono allocati il reparto di malattie infettive, risultano in servizio solo 4 infermieri per turno e 4 OSS su tre piani mentre ogni mattina due dei quattro OSS vengono dirottati presso l’ingresso del presidio per effettuare la rilevazione della temperatura, mentre non abbiamo notizia dove sia allocata la rianimazione COVID e il relativo personale, visto che è chiusa. Risulta abbastanza chiaro che tale organizzazione del lavoro non può ovviamente garantire standard di assistenza adeguati alla tipologia di paziente previsto per tale tipologia di reparti, considerato che l’assistenza agli stessi prevede la continua vestizione e svestizione e se questa deve essere effettuata dall’unico infermiere presente in turno per piano e dagli OSS con la quarta unità infermieristica che svolge un funzione di “jolly” tra i vari piani, è altrettanto chiaro che in caso di contemporanea presenza di un emergenza su più piani ci si troverebbe in serie difficoltà, mettendo a serio rischio la tutela della salute del malato nonché del dipendente stesso. Pericolo che vogliamo assolutamente scongiurare! Pertanto la domanda su dove e come era stato utilizzato il personale assunto per l’emergenza aveva un suo perché e ad oggi con l’aumento dei ricoveri assume una valenza ancora più importante perché se è vero che gli infermieri e gli oss in servizio presso il presidio Sant’Elia per l’emergenza COVID sono in totale 31, di fatto solo un terzo di questi è realmente impegnato nelle aree COVID mentre i restanti risultano distribuiti presso altri reparti non COVID per coprire le carenze di personale preesistenti allo stato attuale di emergenza. Naturalmente ci riferiamo anche ai Dirigenti Medici, anche questi assunti in considerevole numero per la gestione dell’emergenza COVID ma assegnati ad altri reparti e mansioni non ricadenti nelle UO destinate all’assistenza dei pazienti COVID. Con nota dell’assessorato della salute siciliana dell’ 11 settembre 2020 prot. 39143 si evince che l’ASP di Caltanissetta ha dichiarato allo stesso assessorato una dotazione di 30+30 posti COVID-19 per i ricoveri ordinari, 8 posti di terapia intensiva e 6 di sub-intensiva (che al momento non sono stati attivati, né assegnati per la eventuale gestione), chiediamo dove sono collocati questi posti e lo stato di attuazione di queste strutture. Restiamo sempre in attesa di una risposta (che coerentemente con il comportamento che tiene da sempre la Direzione strategica, non è ancora pervenuta) relativamente alle procedure, indicate del direttore medico di presidio, dei tamponi da effettuare nel P. O. di Gela per gli interventi programmati, dai noi fermamente criticate, riservandoci altresì di intervenire sulle criticità presenti negli altri presidi ospedalieri della provincia .