Pubblicato il: 28/10/2020 alle 08:47
Tamponi rapidi dai medici di famiglia. Si allarga dunque la platea di professionisti che potranno svolgere i test anche se l'accordo sulla misura, che è contenuta nel Decreto Ristori, non è stato firmato da tutte le sigle.
Previsto un finanziamento di 30 milioni di euro per consentire ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta di eseguire 2 milioni di tamponi antigenici rapidi. L'intesa tra sindacati medici e Sisac (Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati) sviluppato sulla base dell'Atto di indirizzo della Conferenza Stato-Regioni è stato firmato soltanto dalla Federazione dei medici di medicina generale -Fimmg: Sindacato nazionale autonomo dei medici Italiani-Snami, Intesa sindacale e Sindacato medici italiani-Smi, che contestano la "mancata garanzia della sicurezza di cittadini e operatori".
Per quanto riguarda la parte economica, assegnati 18 euro al professionista per ogni tampone fatto nel suo studio e 12 euro se il test viene somministrato in una struttura della Asl. Il costo dei tamponi sarà a carico dello Stato e non del paziente. Ai medici di medicina generale verranno forniti i dispositivi di sicurezza da indossare ogni volta che entrerà in contatto con un caso sospetto di Covid.
Il testo mantiene l'obbligatorietà per i medici di eseguire i tamponi. I sindacati avevano chiesto che l'adesione avvenisse su base volontaria e il testo di accordo fosse modificato. Non tutti i camici bianchi infatti sono disposti a eseguire i tamponi poichè ritengono che l'organizzazione sia complessa e non sicura né per gli assistiti, né per gli operatori sanitari nell'ambito delle strutture che hanno a disposizione. In più, non ci sarebbero indicazioni sull'effettiva possibilità di utilizzare spazi messi a disposizione dai dipartimenti di prevenzione.
Le nuove disposizioni, compreso il trattamento economico, entreranno nell'Accordo collettivo nazionale stralcio (il contratto di lavoro dei medici convenzionati). Sarebbe invece stata accolta la richiesta che riguarda la strumentazione per la diagnostica che le Regioni distribuiranno ai medici di medicina generale, in seguito ad una spesa di 258 milioni di euro. La formazione e i costi per la manutenzione non dovrebbero essere più in carico ai professionisti ai quali vengono assegnate le attrezzature, come era stato indicato inizialmente. Questa seconda parte dell'accordo è stata prevista sia "per consentire una più efficace presa in carico degli assistiti, che per ridurre la pressione sui presidi ospedalieri e sulle strutture sanitarie e limitare di conseguenza le occasioni di esposizione al rischio di contagio".