Pubblicato il: 08/11/2020 alle 19:13
Cure e terapie per il Covid-19? Cittadini privi di competenze scientifiche ogni giorno si collegano su internet convincendosi di una piuttosto che dell'altra teoria, per poi arrivare, addirittura, a suggerire ai medici cosa fare senza nemmeno avere idea di quali siano i protocolli e le terapie. Accade in ogni ospedale di Italia e anche a Caltanissetta. Ma google non è il medico e in un'era in cui ognuno pensa di avere competenze su tutto è bene tornare ai ruoli di una volta. Per questo abbiamo intervistato il direttore dell'Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive del Sant'Elia. Reparto dove da inizio epidemia sono stati ricoverati e dimessi decine di pazienti facendo registrare un tasso di mortalità bassissimo con un'età media dei decessi ben superiore agli 80 anni.
Direttore Giovanni Mazzola, sulle terapie contro il Covid-19 se ne sentono tante in giro su internet e sui social … possiamo provare a fare chiarezza ?
Si, in effetti c’è molta confusione per cui a volte si ricoverano nel nostro reparto pazienti che pensano erroneamente di conoscere le cure apprese dai social o in TV e si stupiscono quando il nostro approccio è differente da quello atteso. Anche per le terapie che vengono effettuate al domicilio veniamo a conoscenza di protocolli errati qualora rapportati alle evidenze scientifiche .
Facciamo un esempio di terapia che potrebbe essere praticata erroneamente al domicilio
Bene, allora iniziamo dal cortisone: la terapia steroidea è controindicata da tutte le linee guida nazionali e internazionali quando il paziente è Covid positivo asintomatico o paucisintomatico e non necessita di ossigenoterapia. La controindicazione sta nel fatto che questa tipologia di pazienti, se sottoposti a terapia steroidea, hanno una evoluzione clinica che riflette un aumento di mortalità rispetto a chi non pratica lo steroide.
E allora perché si parla di cortisone come cura della malattia da Sars-Cov 2 ?
Perché correttamente il cortisone, da evidenza di trial clinici controllati e randomizzati, migliora la sopravvivenza dei pazienti con polmonite e necessità di ossigenoterapia (di norma ricoverati). In pratica lo stesso farmaco, qualora somministrato con tempistiche differenti, può essere utile o dannoso.
Parliamo allora dell’eparina, al domicilio si o no ?
Anche sulla eparina a basso peso molecolare vale una considerazione simile a quella del cortisone: poiche’ non è stato dimostrato che questo farmaco possa essere di beneficio nel paziente asintomatico o paucisintomatico, se lo somministriamo impropriamente a questa tipologia di pazienti, quello che ci possiamo aspettare è l’effetto collaterale del medicinale come per esempio il sanguinamento provocato. Unica eccezione vale per il paziente che precedentemente assumeva l’eparina per altre patologie: in quel caso il farmaco deve essere assunto in continuità.
Che possiamo consigliare circa la terapia antivirale ?
Secondo le evidenze scientifiche attuali non esiste una terapia antivirale efficace per Covid-19 praticabile al domicilio, neanche in profilassi. L’unico farmaco antivirale che ha una certa utilità, sebbene marginale, è il remdesevir che in atto è dispensato da AIFA e può essere somministrato esclusivamente ai pazienti ricoverati che abbiamo determinate caratteristiche cliniche.
E la terapia antibiotica deve essere somministrata? E se si quando ?
Sars-Cov2 è un virus e come tale non può essere curato con antibiotici per cui l’uso per esempio di azitromicina si è mostrato inefficace e di norma non deve essere somministrata al domicilio tanto meno in profilassi. Invece in generale la terapia antibiotica è necessaria qualora ci sia l’evidenza clinica di una sovrainfezione batterica , soprattutto durante la degenza ospedaliera. Tuttavia sono in corso numerosi studi clinici per la sperimentazione di farmaci antivirali, immunomodulanti, plasma da siero di paziente convalescente, anticorpi monoclonali (come quello della regeneron somministrato recentemente a Trump ) di cui ancora non è stata dimostrata l’efficacia ma che sono promettenti per il futuro .
E allora che consigli possiamo dare alle decine di pazienti in isolamento domiciliare ?
Il primo consiglio è quello di sottoporsi a stretto monitoraggio clinico tramite il medico di medicina generale e i medici del territorio. Bisogna avere a disposizione un pulsiossimetro per valutare periodicamente i valori di saturazione che, qualora in base a valori normali del 97-98% dovessero ridursi al di sotto del 94%, definiscono il ricovero ospedaliero mandatorio. Purtroppo ho sentito di post sui social che consigliano una terapia domiciliare per 48 ore a chi desatura (cioè a chi ha valori al di sotto del 94%): ebbene questo può essere molto pericoloso perchè la malattia da covid-19 può evolvere molto rapidamente e sono piene le cronache di pazienti deceduti in ambulanza o rapidamente intubati nelle aree dedicate dei pronto soccorso. Chi non possiede un pulsiossimetro, qualora dovesse avvertire la comparsa di disturbi respiratori a riposo o dopo sforzo, deve contattare i servizi sanitari dedicati alla sorveglianza .
Secondo consiglio, in caso di febbre o tosse o dolori muscolo-scheletrici, assumere, sempre su consiglio del medico di riferimento, i comuni farmaci anti-influenzali quali tachipirina o anti infiammatori o sedativi della tosse. Importantissima è l’idratazione con abbondante assunzione di liquidi durante la giornata. Anche la dieta leggera è importante per non affaticare l’organismo .
Terzo consiglio: non farsi sopraffare psicologicamente dall’infezione; e cioè avere la consapevolezza che questa malattia nella maggior parte dei casi ha un decorso favorevole, sebbene spesso molto fastidioso