Pubblicato il: 03/12/2020 alle 09:00
Braccio di ferro nella notte nel Governo sul nuovo Dpcm. Quello che, a partire da domani, regolerà le festività natalizie degli italiani. Le modalità non sono del tutto definite ma quel che è certo è che un "liberi tutti" è assolutamente fuori discussione e che a prevalere è la linea dura.
I ristoranti aperti a pranzo anche a Natale e Capodanno, il coprifuoco alle 22 e il divieto di cenoni negli alberghi il 31 dicembre. E ancora, il divieto di spostarsi da una Regione all'altra se non per lavoro o salute, per raggiungere la residenza o per "necessità", autocertificate, come quella di "assistere un genitore solo". Il divieto di uscire dal proprio Comune il 25 e 26 dicembre. E la raccomandazione a non sedersi a tavola, anche dentro casa, nelle festività con persone non conviventi.
Sarà un decreto del presidente del Consiglio a segnare i confini di quello che Roberto Speranza annuncia al Parlamento come un Natale "diverso dagli altri". La linea dura del governo è acclarata: dal 21 dicembre al 7 gennaio (ma le date potrebbero ancora variare) limitazione degli spostamenti e "lotta" agli assembramenti, a partire dalla chiusura delle piste da sci.
Ma non tutto è deciso, scuola compresa. Conte ha portato a tarda sera in Consiglio dei ministri un decreto legge per definire il perimetro delle nuove restrizioni, a partire dal divieto degli spostamenti. Il decreto servirà anche a consentire al prossimo dpcm di durare più di trenta giorni (si discute se porre il limite a 45, 50 o 60), per poter coprire le festività almeno fino alla Befana.
Il dpcm che Conte dovrebbe firmare questa sera, dopo la presentazione in conferenza stampa, dovrebbe durare fino al 7 gennaio, ma potrebbe essere esteso, spiega il ministro Francesco Boccia, "anche a un giorno o una settimana dopo". Si deciderà dopo un nuovo confronto con le Regioni.
È innanzitutto dal Parlamento, però, questa volta, che al governo sono arrivate forti resistenze. Speranza al Senato e alla Camera illustra la linea concordata nel governo in un lungo vertice martedì notte. Si dice fiducioso che presto l'indice RT possa calare sotto 1 ma avverte che il "raggio di sole" non vuol dire "pericolo scampato": "Se abbassiamo la guardia la terza ondata è dietro l'angolo".
Per piegare la curva evitando il lockdown generale, spiega il ministro della Salute, vanno evitati gli assembramenti nelle località sciistiche e limitati gli spostamenti internazionali. Si sta invece valutando – e Luigi Di Maio dal M5s auspica che sia così – di riportare in classe a dicembre i ragazzi delle superiori, magari riducendo la didattica a distanza dal 14 dicembre.
Per il resto, il governo prevede: divieto di uscire dal Comune il 25-26 dicembre e 1 gennaio, stop alle crociere, quarantena per chi rientra dall'estero, apertura degli alberghi in tutta Italia ma con chiusura alle 18 dei loro ristoranti la sera del 31 dicembre.
Conte, dopo aver espresso dubbi su specifiche misure, ha scelto di non derogare almeno sul fattore più rischioso, lo spostamento tra Regioni, anche se gialle. Dunque dovrebbero resistere poche, limitate deroghe: dal 21 dicembre non ci si potrà muovere per raggiungere le seconde case. Ma i dettagli da definire sono ancora molti: quante persone far sedere a tavola? C'è l'ipotesi di raccomandare un massimo di dieci. Consentire di muoversi a chi abbia solo il domicilio? Quando far tornare i ragazzi a scuola? Ancora poche ore per trattare.