Il giudice Paolo Borsellino venne ucciso da Cosa nostra per aver istruito insieme a Giovanni Falcone il maxiprocesso. E’ quanto afferma la Corte d’Assise d’appello di Caltanissetta nelle 377 pagine delle motivazioni della sentenza del Borsellino quater. Non vi sarebbe dunque nessun legame tra la strage di via D’Amelio e la trattativa Stato-mafia in cui Cosa nostra presentò ad esponenti politici le sue richieste contenute nel cosiddetto papello ma respinte perché ritenute troppo esose. Dopo la strage di via D’Amelio, Riina disse “che sarebbe stato necessario un altro colpetto, proponendo l’eliminazione di Pietro Grasso, giudice a latere nel processo a Cosa nostra. Borsellino e Falcone erano considerati nemici storici sin dagli anni 80. L’attentato di via d’Amelio rientra nell’ambito della stagione stragista finalizzata a destabilizzare la nazione e a mettere in ginocchio lo stato. Fu decisa nel 1991, in occasione degli auguri di Natale, nella riunione plenaria della Commissione Provinciale. Le indagini furono depistate e si è voluta accreditare, una verità di comodo, basata su false dichiarazioni. Rimangono tuttavia tante zone d’ombra. Basti pensare alla scomparsa misteriosa dell’agenda rossa di Borsellino, alla vicenda Mutolo, all’interruzione del suo interrogatorio e al successivo incontro da parte del giudice Borsellino con Bruno Contrada, al coinvolgimento del Sisde nelle indagini e al falso pentimento di Scarantino.