Il ritorno ad un Presidente del Consiglio non politico, ma nello stesso tempo grande uomo di cultura finanziaria ed economica, è una scelta del Capo dello Stato che sembra aver trovato un consenso unanime tra i partiti e presto anche in Parlamento.
Bisogna registrare una sconfitta della politica, questo è innegabile, ma chiediamoci di quale politica, forse quella dei parolai e dei voltagabbana, quella dei rottamatori a tutto campo, quello delle alleanze impossibili che poi diventano possibili, quella dei veti che d'improvviso si cancellano con un colpo di spugna, a fallire quindi è stata la cattiva politica.
E’ fallita anche l'antipolitica, quella dei Conte generale senza esercito, quella degli Arcuri commissari del tutto e di più e quella delle opposizioni, incapaci di offrire una valida alternativa di programma.
La buona politica è il discorso di Mattarella: non si può andare a votare in piena pandemia o in piena campagna di vaccinazioni, non si può andare a votare vicini alla scadenza della presentazione del Recovery Plan, già in grave ritardo e soprattutto afferma che “le forze politiche conferiscano la fiducia ad un governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”
Del fallimento della politica partitocratica eravamo convinti; avevamo più volte definito questo governo e i suoi ministri e viceministri nemici della Sicilia, quindi ben venga la crisi se serve a mandare a casa I nemici della Sicilia, quelli che cincischiano ancora sul Ponte, quelli che destinano al Mezzogiorno meno del 50% dei fondi europei, quelli che sono convinti che con l'elemosina del reddito di cittadinanza possono comprare le nostre coscienze.
Siamo speranzosi in tanti, uomini di cultura e di buona volontà, che Draghi sia il Presidente del Consiglio capace di trovare la strada per superare l'Italia a due velocità, che sappia registrare i due motori del Nord e del Sud per creare finalmente un’Italia economica e sociale, unita e prospera.
Draghi ha la grande opportunità di affrontare le gravi emergenze sfruttando la sua esperienza e la sua capacità di dialogare con l'Europa atteso che l'Europa ha aperto la finestra all’Italia del futuro, offrendoci i fondi per la Next Generation U E.
Sono i giovani che devono vedere in Draghi il “costruttore” del loro avvenire, e deve essere Draghi a richiamare i giovani di tutta Italia del Nord e del Sud e dar loro Il coraggio e la grinta per far ripartire l'economia del paese.
Draghi dovrà farsi riconoscere dalla next-generation, da quei giovani che hanno perduto ogni entusiasmo, ogni motivazione e forse ogni speranza.
Dovrà essere il loro leader, rappresentare il loro futuro, colui che ridà dignità alla politica e le farà riprendere il ruolo che le compete.
Coinvolgere i giovani, oltre alle ben conosciute emergenze sanitarie ed economiche, sarà la grande mission che affidiamo fiduciosi al Presidente del Consiglio Draghi sicuri che le giovani generazioni risponderanno con entusiasmo.
Salvatore Giunta
Consigliere Nazionale
Unità Siciliana LE API