Francia e Spagna, nostri vicini di casa, sono molto avanti con la programmazione del Recovery Fund.
La Francia, ad esempio, ha varato un piano, France Relance, con il quale, prima ancora della riscossione dei fondi europei, circa 100 miliardi, ha pensato bene di inmmettere 60 miliardi di euro del proprio bilancio, avviando cantieri per milioni di euro.
In tale maniera ha posto un freno alla disoccupazione, creato posti di lavoro e ha permesso di iniziare a costruire quelle infrastrutture presentate nel suo Recovery Plan.
Inoltre i francesi hanno da tempo avviato i lavori previsti dal super bonus energetico e in città si iniziano a vedere già molti cantieri.
Il premier francese Macron ha nominato un super esperto, dico uno, che lavora al suo fianco ed è unico responsabile centrale dei fondi europei.
Nelle periferie Macron ha nominato 50 viceprefetti che lavorano esclusivamente sull'utilizzo al meglio delle risorse comunitarie, affiancando i prefetti nell'opera di verifica e di controllo e assistendo le imprese.
Da settembre a oggi la Francia è quasi pronta ad affrontare con successo il Recovery Plan, e noi?
Da noi tutto si fa con calma, troppa calma e si antepongono le beghe tra partiti all'interesse del paese.
Se non fosse stato per Mattarella, ancora saremo a discutere se avesse ragione Renzi o Conte!
Adesso tutto passa nelle mani di " super Mario " Draghi con la speranza di recuperare il tempo perduto in sterili ripicche e con la speranza che il nostro piano non sia un banale elenco delle opere pubbliche suggerite in fretta e furia, spesso inopinatamente, da alcune regioni.
Un piano serio è credibile non può fare a meno delle riforme a cominciare dalla riforma della pubblica amministrazione, del lavoro e del processo civile.
Un piano serio e credibile deve comprendere quelle infrastrutture veramente utili e produttive, in specie nel Mezzogiorno e in Sicilia particolarmente, rimasta indietro rispetto alle regioni del nord.
Viabilità interna, ospedali e scuole rappresentano le priorità, accanto alle grandi opere come il Ponte sullo Stretto, un HUB portuale e un aeroporto intercontinentale, opere importantissime e strategiche per l'intera Europa, capaci di rilanciare l'immagine dell'Italia nel mondo.
Il Recovery Plan non deve essere considerato un piano di spesa ma un piano di ripresa, con collegamenti espliciti tra investimenti e riforme, seguendo le linee-guida enunciate dall'Europa, affinché sì superi il GAP infrastrutturale, economico e sociale tra il Nord e il Sud del continente, tra il Settentrione e il Mezzogiorno della penisola, attivando quel secondo motore di crescita che non aspetta altro che partire.
Salvatore Giunta
Consigliere Nazionale
Unità Siciliana LE API