Pubblicato il: 07/03/2021 alle 07:35
Giornata dedicata alla prevenzione del tumore al seno oggi alla Lilt di Caltanissetta con il direttore della Breast Unit della Fondazione Giglio di Cefalù, Ildebrando D’Angelo. La Lilt di Caltanissetta si avvale da sempre dei migliori specialisti continuando ad affermare un ruolo primario nella prevenzione dei tumori. A tal proposito abbiamo chiesto a Ildebrando D’Angelo, specialista in oncologia e radiologia, di fare il punto sulla diffusione del tumore e i rischi legati alla mancata prevenzione.
Quanto è diffuso il tumore al seno in Sicila? In Italia si osserva da sempre una minore incidenza del tumore della mammella nel Sud e nelle Isole con meno di 130 casi ogni 100.000 donne (1,27/1000) rispetto al Centro e soprattutto al Nord dove i casi sono circa 163 ogni 100.000 (1,63/1000). Questa differenza è la risultanza di diversi fattori in gioco, tra cui la diversa distribuzione dei fattori di rischio (stile di vita, fattori socio riproduttivi) e la diversa diffusione dello screening.
L’incidenza varia a seconda delle fasce d’età. In fasce d’età più giovani questa incidenza è minore e tende sensibilmente ad aumentare dopo i 60 anni. La mammella ha sempre avuto un’incidenza bimodale, con due picchi di incidenza, uno tra i 40 e i 45 anni e uno superato i 55 anni. Negli ultimi decenni tuttavia questa tendenza sta modificandosi per cui anche nelle fasce giovanili comincia ad esserci una frequenza piuttosto elevata di cancro e non sembra più esserci quella flessione dai 45 anni, delineandosi una linea in costante incremento.
Gli screening poi hanno fortemente impattato sulle curve di incidenza e mortalità, ma solo nelle fasce d’età coinvolte. In ambito nazionale le donne “chiamate” dallo screening per fare la mammografia sono quelle con età compresa tra i 50 ed i 69 anni, anche se in alcune regioni italiane si sta estendendo lo screening anche alle donne con età compresa tra 45 e 49 anni e tra 70 e 74 anni.
L’incidenza registrata dagli screening al primo passaggio è di circa il 7 per mille (dato che tiene conto anche dei casi prevalenti, cioè già esistenti ma non ancora diagnosticati) mentre successivamente tale dato si attesta sul 3-3,5 x 1000
Quanto è importante la prevenzione in questo tipo di patologia? Ad oggi non esistono dei farmaci che ci possano fare evitare l’insorgenza del cancro al seno. Parliamo allora di prevenzione secondaria, riferendoci alla diagnosi precoce, che è sempre più una diagnosi non clinica ma pre-clinica. Ciò significa che molto spesso la diagnosi non viene fatta con la visita (perché con la visita non si apprezza nessuna anomalia ispettiva o palpabile), ma che le lesioni mammarie vengono individuate tramite l’esame ecografico o l’esame mammografico (e le sue più recenti implementazioni quali la tomosintesi o la CEDM, mammografia con mezzo di contrasto) o con la risonanza magnetica mammaria.
La diagnosi precoce impatta fortemente sulla curabilità e sulla guarigione della malattia per il semplice fatto che individuare un cancro in una fase pre-metastatica significa intercettarlo in una fase in cui la guarigione definitiva è conseguibile in percentuali prossime al 100%. Anche se il tumore fin dall’inizio della sua fase infiltrativa ha la capacità di “metastatizzazione”, è però chiaro che quanto più piccolo è il tumore tanto minore è la possibilità che questi sia capace di una diffusione metastatica. Il nostro sistema immunitario può essere in grado di distruggere efficacemente queste cellule neoplastiche che circolano nel nostro sangue, evitando che attecchiscano in organi o apparati distanti dalla mammella. Tuttavia esiste un limite al di là del quale il nostro sistema immunitario non è più in grado di farcela da solo, per cui è necessario rinforzare le nostre difese nei confronti del tumore tramite presidi farmacologici adeguati (farmaci chemio-ormono terapici, farmaci biologici, farmaci immuno-modulatori,…)
Tumori sotto il centimetro o addirittura sotto i 5 millimetri hanno quindi un’altissima possibilità di guarigione definitiva (circa il 98%), purtuttavia queste percentuali estremamente elevate di guarigione non ci consentono di evitare di tenere sotto controllo nel tempo il seno di queste pazienti.
Il controllo mammografico deve allora essere regolarmente cadenzato (ogni anno) e dura per tutta la vita: questo non deve generare tuttavia ansia nella paziente nell’angoscia di non essere guarita, ma la consapevolezza che il tumore possa ripresentarsi a distanza di tempo dalla malattia iniziale nella stessa mammella o nella mammella controlaterale (ipotesi possibile anche se in parecchi casi abbastanza remota) ci deve portare a tenere sempre alta l’attenzione per poterlo eventualmente nuovamente intercettare in una fase “iniziale”.
La Lilt Caltanissetta ha sempre posto l’attenzione sull’importanza dell’attività fisica e di ciò che si consuma a tavola. C’è una connessione con la prevenzione del tumore al seno?
Dopo la menopausa le donne sovrappeso ed obese si ammalano di più di tumore al seno (circa il 50% in più rispetto alle donne normopeso). Gran parte del rischio è spiegato dall’associazione del sovrappeso con una maggiore produzione periferica di estrogeni (per una specifica attività ormonale svolta nel tessuto adiposo) e con una maggiore biodisponibilità degli estrogeni nel sangue per una minore concentrazione, nelle donne obese, di una globulina che lega gli ormoni sessuali. L’obesità ed il sovrappeso sono anche associate ad una prognosi peggiore. Numerosi studi hanno poi mostrato che le donne che praticano regolarmente esercizio fisico si ammalano di meno. Il meccanismo protettivo è complesso, probabilmente implicando l’effetto dell’attività fisica sul peso corporeo e sulla massa grassa, sulla sensibilità insulinica, su ormoni o fattori di crescita,…
L’attività fisica e l’alimentazione sono allora fondamentali. Un organismo sano si mette nelle condizioni di reagire meglio agli insulti nocivi.
Il cancro è una malattia subdola che poco a poco debilita il nostro sistema immunitario. E’ chiaro che se abbiamo un organismo sano, capace di attivare tutti i meccanismi antiossidanti e di riparazione degli insulti genetici, si amplifica la possibilità di prevenire i processi di trasformazione cellulare ostacolando la formazione del cancro. Alimentazione ricca di fibre, povera di grassi – soprattutto di grassi animali -; un’attività sportiva che ci metta nelle condizioni di bruciare i grassi e di ossigenare al meglio il nostro organismo; alcol e fumo da evitare, sono regole fondamentali.
Alla luce delle conoscenze attuali nessun alimento oggi può definirsi “protettivo” e nessuno “cancerogeno”. Esiste per contro una sempre maggiore evidenza che l’aderenza ad un pattern alimentare di tipo Mediterraneo sia protettivo nei confronti del carcinoma mammario
Il cancro è infine una malattia che basa moltissimo della sua azione sull’alterazione dell’equilibrio tra i sistemi difensivi e gli insulti nocivi. Le difese possono abbassarsi anche in un periodo di malessere a livello psichico – ad esempio per un grave lutto in famiglia – che può modulare le nostre difese, creando una falla nel nostro organismo nella quale il cancro si inserisce creando quel danno che, altrimenti, non avrebbe potuto fare.