Colpo di spugna alla misura cautelare a carico di uno dei presunti componenti una rete di trafficanti di droga. La sospetta organizzazione smantellata dai carabinieri una ventina di giorni addietro con l’operazione, nome in codice «River». A beneficiare dell’annullamento del provvedimento, in questo caso, è il fratello di colui che, insieme al genero, è ritenuto un po’ il personaggio chiave dell’intera vicenda.
Cade l’ordinanza di custodia cautelare per il trentottenne Alessandro Fiume (assistito dall’avvocato Giuseppe Iacuzzo) finito al centro del dossier poerché accusato, pure lui del reato associativo finalizzato allo spaccio e singoli episodi di smercio.
Ma adesso il tribunale del riesame presieduto da Andra Catalano (completano il collegio i giudici Antonina Leone a Salvina Finazzo) accogliendo la tesi della difesa, ha annullato la misura cautelare. In relazione al reato associativo per difetto di gravità indiziaria, mentre per singoli episodi di spaccio per difetto di motivazione.
Ma nel concreto Fiume, seppur formalmente scarcerato per questa operazione dei carabinieri, concretamente era e rimane agli arresti domiciliari per un’altra sua disavventura giudiziaria.
Già, perché nel settembre dello scorso anno gli era già piovuta sul capo una prima ordinanza di custodia cautelare, con il beneficio dei domiciliari, perché ritenuto una sorta di ladro seriale. A lui, i carabinieri, hanno riportato una scia di colpi in casa messi a segno nelle campagne di contrada Cammarella tra il 122 e il 15 luglio, sempre dello scorso anno.
Poi, una ventina di giorni fa, il coinvolgimento nell’operazione antidroga che ha coinvolto anche suoi familiari, contro una presunta rete organizzata che avrebbe fatto viaggiare lo stupefacente anche nascondendolo nei pannolini di bebè. Ad Alessandro Fiume è stato affiabbiato un ruolo d’intermediario ed a lui si sarebbe rivolto il fratello per le consegne degli “ordini” di droga. Ma adesso il tribunale non ha condiviso questa tesi e lo ha scarcerato. (Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia)