"Io posso dire che c'ero e sono uno degli esecutori materiale della strage di via D’Amelio. E sono l'ultima persona che ha visto lo sguardo di Paolo Borsellino prima di dare il segnale per l’esplosione". Lo ha detto l’ex killer Maurizio Avola intervistato da Michele Santoro nello speciale di Mentana sulla mafia su La7. "Borsellino scende dalla macchina e lascia lo sportello aperto – dice Avola – Io mi fermo, mi giro e lo guardo, mi accendo una sigaretta. Lo guardo, mi giro e faccio il segnale, verso il furgone a Giuseppe Graviano e vado a passo elevato – dice Avola – Mi da 12 secondi per allontanarmi. Ho avuto la sensazione che Emanuela Loi ha visto il led rosso dell’auto, lei alza il passo e non capisco se sta andando verso la macchina. A quel punto mi sono allontanato. Se non esplodeva la macchina avrebbero attaccato con i bazooka".
E aggiunge: "Il nostro ottavo uomo era lo Stato – aggiunge – non i servizi segreti. Hanno fatto una ricostruzione diversa, posso giurare che non c'erano uomini dei servizi. Io dovevo fare la guerra allo Stato". La macchina che il 19 luglio 1992 uccise Paolo Borsellino, una 126, "è stata imbottita da due persone, io e un’altra persona. I panetti toccavano pure il seggiolino dell’auto. Erano dodici panetti di esplosivo in tutto", ha ricordato Avola. "Già sapevo che dovevamo colpire un magistrato – racconta – Io già il tipo di esplosivo da usare lo conoscevo. E conoscevo anche la tecnica". "Durante la settimana dell’attentato sono salito a Palermo diverse volte – aggiunge – C'erano Giuseppe Graviano ma anche Matteo Messina Denaro. E poi i ragazzi Fifetto Cannella e Renzino Tinnirello".
Nel garage in cui venne preparato la 126 che il 19 luglio 1992 uccise Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, "non c'erano agenti dei servizi segreti, ma solo killer e boss di Cosa nostra" ha assicurato il collaboratore di giustizia catanese. Era stato il pentito Gaspare Spatuzza a parlare di un uomo dei servizi segreti nel garage, ma oggi Avola lo smentisce e dice: "Spatuzza ha visto solo Aldo Ercolano, ma lui non era un esecutore materiale e non può sapere i retroscena", dice Avola. "Credo che dica la verità ma quello che ha visto nel garage non è dei servizi segreti, ero io o Aldo Ercolano".
Inattendibile
Secondo il Procuratore facente funzione di Caltanissetta Gabriele Paci, l’ex killer di Cosa nostra Maurizio Avola "non è attendibile" nella ricostruzione fatta sulla strage di via D’Amelio nel corso dell’intervista. Paci che non nasconde la sua amarezza per l’intervista all’ex killer di Catania, ritenuto da più sentenze "inattendibile" e "impreciso".
L’ex collaboratore di giustizia Maurizio Avola ha, tra l’altro, affermato di aver partecipato direttamente alla fase esecutiva della strage di Via D’Amelio, insieme con Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Aldo Ercolano e altri. "Tale circostanza risulta in effetti essere stata riferita per la prima volta da Avola nel corso di un interrogatorio che si è svolto lo scorso anno dinanzi a magistrati di questa Dda – dice Paci – a distanza di oltre venticinque anni dall’inizio della sua collaborazione con l’autorità giudiziaria".
"I conseguenti accertamenti disposti da questa Dda, finalizzati a vagliare l’attendibilità di dichiarazioni riguardanti una vicenda ancora oggi contrassegnata da misteri e zone grigie, non hanno allo stato trovato alcuna forma di positivo riscontro che ne confermasse la veridicità – dice- Dalle indagini demandate alla Dia sono per contro emersi rilevanti elementi di segno contrario che inducono a dubitare tanto della spontaneità quanto della veridicità del suo racconto".
"Per citarne uno, tra i tanti, l’accertata presenza dello stesso Avola in Catania, addirittura con un braccio ingessato, nella mattinata precedente il giorno della strage, là dove, secondo il racconto dell’ex collaboratore, egli, giunto a Palermo nel pomeriggio del venerdì 17 luglio, avrebbe dovuto trovarsi all’interno di un’abitazione sita nei pressi del garage di via Villasevaglios, pronto, su ordine di Giuseppe Graviano, a imbottire di esplosivo la Fiat 126 poi utilizzata come autobomba".
"Colpisce peraltro che Avola – prosegue il procuratore Paci – anziché mantenere il doveroso riserbo su quanto rivelato a questo ufficio, abbia preferito far trapelare il suo asserito protagonismo nella strage di Via D’Amelio, oltre a quello di Messina Denaro, Graviano ed altri, attraverso interviste e la pubblicazione di un libro".
"E lascia altresì perplessi che egli abbia imposto autonomamente una sorta di “discovery”, compromettendo così l’esito delle future indagini, dopo che l’ufficio aveva provveduto a contestargli le numerose contraddizioni del suo racconto e gli elementi probatori che inducevano a dubitare della veridicità di tale sue ennesima progressione dichiarativa", conclude il Procuratore aggiunto di Caltanissetta. (Lasicilia.it)