Finalmente, dopo decenni, anche il sottosegretario Cancelleri si è convertito al Ponte sullo Stretto! A cosa è servito il suo atteggiamento ostruzionistico? A cosa è servito il No ponte del suo partito? A cosa è servito l'aver negato l'importanza del Ponte dal punto di vista commerciale, logistico e strategico anche da parte dei suoi degni compari del PD? A cosa sono servite le aspre critiche degli oppositori a qualunque costo? Sono servite solo a ritardarne l'approvazione, a mettere i bastoni fra le ruote, ad offrire ad un governo " nordista " il pretesto per non inserirlo nel Recovery Plan.
Due sono gli aspetti che in questa sede è nostro dovere puntualizzare per amor di giustizia, non per polemica.
Il primo è la grande e imperdonabile responsabilità degli oppositori "pentiti"del Ponte. Hanno ritardato un'opera che poteva essere costruita 30 anni fa e hanno la responsabilità morale e politica di avere negato alla Sicilia e al Mezzogiorno l'occasione di uno sviluppo economico e sociale che questi territori meritano. Siamo indietro di 30 anni rispetto al resto d'Italia ed è colpa non solo loro ma anche di molti di noi meridionali che abbiamo continuato a dare fiducia ad una classe politica pigra, cieca e sorda alle aspettative di un intero Popolo.
Il secondo aspetto, altrettanto importante è che il Ponte è un'opera strategica per tutta la Nazione Italiana e per l'intera Europa e deve essere quindi l'Italia e l'Europa a finanziarne la costruzione.
Avviare i cantieri per dare lavoro ed occupazione a 100 mila lavoratori, deve essere un preciso impegno di questo governo. Modernizzare il Mezzogiorno e la Sicilia, tirare fuori questi territori dal degrado, dalla depressione e dalla disoccupazione, è un obbligo morale e politico di questo governo le cui stanze sono affollate da ampie maggioranze formate da quasi tutti i partiti.
Il Ponte non può e non deve essere una cattedrale nel deserto, ma rappresentare un segnale d'inizio della trasformazione del Mezzogiorno e della Sicilia verso quel progetto che deve vedere questa terra proiettata nel Mediterraneo, quale snodo logistico delle merci e luogo d’incontro dei popoli che lo attraversano, sviluppando i porti, le autostrade, l'alta velocità ferroviaria, le scuole e gli ospedali. "Meglio tardi che mai! " recita un vecchio proverbio che per noi va bene solo fino a un certo punto. Tardare non è stato meglio per nessuno: andate a dirlo a chi ha difficoltà persino per mangiare, andate a dirlo a chi è emigrato, andate a dirlo ai giovani e a chi ha perso il lavoro. Meglio presto, anzi prestissimo piuttosto che mai!
Salvatore Giunta