Pubblicato il: 17/05/2021 alle 16:17
Linee ferroviarie ad alta velocità che consentano di collegare Catania a Roma in 3 ore e mezzo, un’unica grande università del Mediterraneo e l’introduzione della “rendita mediterranea”. Sono questi alcuni degli obiettivi al centro del Mezzogiorno Federato un movimento politico che ha come obiettivo la creazione di una nuova e grande realtà meridionale, protagonista del suo cambiamento e del suo sviluppo. A parlarci di questa nuova realtà è uno dei fondatori de Le Api, movimento confluito nel Mezzogiorno Federato, il nisseno Salvatore Giunta.
Lei è uno dei fondatori de Le Api che adesso, insieme ad altri movimenti è confluito nel Mezzogiorno Federato di cosa si tratta?
Le Api era un movimento che raggruppava una trentina di circoli culturali, politici, partiti, associazioni, che avevano in mente di rilanciare la Sicilia e di creare le condizioni per lo sviluppo della Sicilia. Poi a qualcuno è venuto in mente di unificare queste realtà nate in tante parti dell’Italia e del Sud e abbiamo creato Mezzogiorno Federato, un movimento politico che nasce dai territori, cioè da questa esigenza di raggruppare realtà che riconoscono comuni origini, aspettative e progetti. Noi vogliamo rimanere in Italia, vogliamo rimanere in Europa, non siamo secessionisti e neanche rivendicazionisti. Vogliamo solo creare sviluppo ecosostenibile per cercare di uniformare il benessere dei nostri cittadini.
Parliamo di obiettivi. Nel vostro progetto avete inserito diverse tematiche, partiamo dall’Università.
Abbiamo il progetto di un’unica grande università del Mediteranno che raggruppi tutte quelle del Mezzogiorno distinguendole per specialità. Faccio un esempio: se a Napoli un’università si distingue per la ricerca in Medicina e allora creiamola lì o altrove, creando dei poli di attrazione super specialistici.
Sulla sanità invece…
Abbiamo il grande progetto della “Città della Salute” che sarà per un 30% ricovero e cura e per un 70% ricerca. Ne esiste già una a Torino e vogliamo replicarla anche nel Mezzogiorno.
Uno dei temi che vi sta più a cuore è quello dell’occupazione e di evitare la desertificazione demografica.
Purtroppo oggi nel Mezzogiorno e in Sicilia in particolare assistiamo a quella che abbiamo definito “destertificazione demografica”. In Sicilia 25mila persone ogni anno abbandonano la loro terra alla ricerca di un lavoro. Non è possibile accettare tutto questo perché significa che un paese come San Cataldo sparisce ogni anno dalla nostra Isola. Anche perché a lasciare la Sicilia sono i nostri figli che vanno ad arricchire le regioni del Nord, impoverendo ancora di più il Sud.
La Sicilia e in generale il Sud Italia vivono molto di turismo. Qual è il vostro progetto per rilanciarlo.
E’ un concetto fondamentale per il mezzogiorno italiano, così ricco di coste, di beni archeologici e culturali. Ma senza infrastrutture non possiamo pretendere che i nostri turisti viaggino in autostrade disastrate, su strade pieni di buche o porti turistici quasi inesistenti. Quello che vogliamo è aprire il turismo a tutti i continenti e il grande turismo si fa creando infrastrutture per consentire ai popoli che stanno dall’altra parte del pianeta di conoscere la nostra cultura.
E a proposito di infrastrutture un tema che vi è molto caro è quello del ponte. Un’idea spesso criticata perché per molti è prima necessario migliorare strade e ferrovie.
Il ponte non può e non deve rimanere una cattedrale nel deserto. Il ponte considerato a sé è assolutamente inutile. Ma se lo consideriamo come infrastruttura di un sistema logistico del Meridione sarà la regina delle infrastrutture. Lei consideri il ponte senza alta velocità o il contrario. Non servirebbe a nulla. Esiste un progetto sull’alta velocità che consentirebbe di collegare Catania a Roma in sole 3 ore e mezzo. Allora quello che dobbiamo fare non è il ponte ma il sistema infrastrutturale del Mezzogiorno di Italia in cui il ponte sicuramente riveste una funzione importantissima, intanto perché potrebbe offrire anche 100 mila posti di lavoro e poi perché collegherebbe l’Europa al Mediterraneo. Noi, infatti, non lo chiamiamo più Ponte sullo Stretto ma Ponte del Mediterraneo. Noi siamo per la realizzazione del Ponte a tre campate che sarebbero a rigor di logica migliore di una campata unica.
Non temete che il ponte diventi un’incompiuta come tante infrastrutture in Italia.
In questo caso avremmo gli occhi puntati sopra dall’intero pianeta e quindi non sarebbe affatto facile. E poi il ponte rappresenta un motore di sviluppo e un sistema per combattere la mafia. Perché migliorando le condizioni socio-lavorative di siciliani e calabresi si combatterà la mafia che cresce e si sviluppa dove esiste disoccupazione e povertà.
Lei ha introdotto il concetto di “rendita mediterranea” di cosa si tratta?
La Sicilia e il mezzogiorno sono al centro del Mediterraneo che nei prossimi anni sarà teatro dei più grandi sconvolgimenti positivi del pianeta. I nostri dirimpettai sono i paesi dell’Africa del Nord dove il Pil cresce più velocemente. Il continente africano sarà il protagonista dell’economia nei prossimi decenni e noi rappresentiamo la porta d’Europa nel Mediterraneo, quindi una propaggine di terra a diretto contatto con i popoli africani. Potremmo rappresentare un trait d’union tra l’Europa e l’Africa un ruolo che fino ad oggi non siamo mai riusciti a sfruttare.