“È sorprendente che il questore di Caltanissetta, che dovrebbe mantenere un contegno istituzionale, si abbandoni e condivida sui social esternazioni di stile calcistico di giornalisti faziosi e di parte (non rendendosi neppure conto di quanto le stesse risultino offensive per la Corte) anticipando gli esiti di una sentenza di conferma (dallo stesso evidentemente auspicata)”. Lo ha dichiarato l’ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, sotto processo per corruzione, in seguito al post su facebook del questore di Caltanissetta Emanuele Ricifari, che, riprendendo un articolo di giornale sull’udienza Montante di ieri e per difendere i suoi uomini, a proposito delle dichiarazioni rese in udienza dall'imputato aveva scritto:
“Tentativo (ormai fallito) di avvelenare pozzi di un'inchiesta minuziosa. Da già condannato a 14 anni e mezzo in abbreviato, dopo aver annunciato rivelazioni storiche, rivela una realtà di chiacchiere consunte e messaggi – deboli – trasversali. A difesa: il nulla cosmico. La prova provata che l'indagine è stata minuziosa e che la raccolta di prove è a prova di bomba . Questo è fumo colorato senza arrosti . Il loro riferimento a "qualcuno" della Squadra Mobile e, ancora più specifico, solo apparentemente generico a " un magistrato " è proprio il contrario di ciò che ci si era preoccupati di affermare prima … che si rispettano istituzioni e magistratura. Ora cercare di coinvolgere altri nel buttarla in confusione è Film già visto e prevedibile”.
Il questore Ricifari, raggiunto telefonicamente, non ha voluto replicare: “Non faccio polemiche con imputati. Non spettano a me. Ma non consento di attaccare l'istituzione e i suoi uomini”. Montante interviene anche sul presidente nazionale della Commissione Antimafia Nicola Morra, definendo la sua presenza ieri, all’aula bunker di Caltanissetta, inquietante. “E’ un chiaro tentativo di intimidazione della Corte che dovrà giudicarmi nel giudizio di appello. – spiega – È una inspiegabile ed ingiustificabile invasione di campo di un organo istituzionale, che piuttosto che assumere il ruolo di arbitro imparziale, nelle sedi di propria competenza, assume il ruolo di dodicesimo uomo in campo. Io sono certo che la Corte non si lascerà intimidire. Ma ritengo inammissibili ed in violazione del diritto costituzionale di difesa, le pressioni mediatiche sul processo che mi vede imputato, soprattutto da parte di Istituzioni della Repubblica Italiana".
"È questa la ragione per cui avevo auspicato in primo grado che il processo venisse trasferito da Caltanissetta, anche se dopo le attente valutazioni della Corte di Appello, dimostrate nella puntuale rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale e nell’attenzione alle dichiarazioni da me rese in sede di esame testimoniale – conclude Montante – sono certo che giustizia sarà fatta”.
Interviene pubblicamente anche il legale di Montante, l’avvocato Carlo Taormina: “Mentre l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, termina dinanzi alla Corte d’Appello di Caltanissetta, la ricostruzione dei dodici anni di contrasto all’infiltrazione mafiosa nell’imprenditoria con il concorso di tutte le istituzioni interessate, senza che nessuna contestazione ha potuto formulare il procuratore generale in controesame,deve essere registrata la presenza, dinanzi all’aula della Corte d’Assise di Caltanissetta, la presenza dell’on. Nicola Morra, presidente della Commissione Bicamerale Antimafia ,nel corso della quale ha espresso giudizi sui contenuti e sullo svolgimento del processo fortemente accusatori nei confronti di Montante e delle istituzioni giudiziarie che opererebbero con grave lentezza nonostante che personaggi legati alle vicende oggetto del processo occupino ancor oggi posizioni istituzionali di rilievo”.
E ancora: “La fiducia ed il rispetto che Montante e i suoi difensori nutrono per la Corte Nissena,fanno ritenere che eventuali intenti intimidatori che fossero stati coltivati dall’On. Morra con il suo intervento altamente mediatizzato e con le sue valutazioni,sarebbero respinti al mittente,pur non potendosi non evidenziare un atteggiamento i amenti del parlamentare non proprio in linea con la sua istituzionale posizione di imparzialità. A fronte delle negative valutazioni espresse,viene ribadita anche in questa sede la disponibilità di Montante ad essere ascoltato in Commissione Antimafia,essendo suo desiderio ristabilire una verità che forze occulte e pezzi di mafia di ritorno hanno mistificato fino all’inverosimile rappresentato dalla vicenda giudiziaria un atto”.
Continua Taormina: “Suscita, poi, semplicemente sgomento, incredulità e indignazione la sortita social, via Facebook, del Questore di Caltanissetta con la quale, dimenticando o non sapendo, per essere l’ultimo arrivato, che le dichiarazioni rese da Montante sul presunto operato della Squadra Mobile di Caltanissetta, riproducono contenuti di intercettazioni ambientali che sono a sua disposizione un ogni momento: non si tratta dunque di “chiacchiere consunte e messaggi deboli trasversali” ne’ di “nulla cosmico”,ma di prove intercettive acquisire relativamente ai presunti rapporti tra i detrattori di Montante e appartenenti alla Squadra Mobile di Caltanissetta”.