Pubblicato il: 14/07/2021 alle 11:38
“Per quattro udienze Montante ha detto che le costituzioni di parte civile nei processi per mafia dell’Irsap sarebbero state possibili solo in virtù dell’iscrizione dello stesso Irsap a Confindustria. Oggi abbiamo dimostrato, documenti alla mano, che già prima dell’adesione a Confindustria, avvenuta il 4 aprile 2014, l’Irsap il cui presidente era Alfonso Cicero, si era costituita parte civile nel processo “Colpo di Grazia” a Caltanissetta, tra i cui imputati c’era anche il collaboratore Dario Di Francesco (ex dipendente dell’Asi di Caltanissetta) e in altri processi di mafia in Sicilia” Lo ha dichiarato l’avvocato Annalisa Petitto, legale dell’ex presidente dell’Irsap Alfonso Cicero, parte offesa e parte civile del processo sul Sistema Montante che si celebra con rito abbreviato dinanzi alla Corte d’Appello di Caltanissetta, al termine dell’udienza di oggi.
“Montante non ha dato spiegazioni circa la sua mail inviata a Cicero il 16 settembre 2014 – ha continuato l’avvocato Petitto – in cui riteneva il pentimento di Dario Di Francesco un falso pentimento perché dietro a questa collaborazione c’era l’imprenditore Pietro Di Vincenzo che lo finanziava. Non ci ha detto da quali fonti giudiziarie traeva dette affermazioni e ci ha confermato che di questo fatto non ha mai notiziato le Procure. Sebbene per quattro udienze abbia detto che la relazione secretata, depositata da Cicero alla commissione nazionale antimafia il 10 luglio 2014, sia stata scritta da Cicero e Montante a casa dello stesso Montante, oggi non ha saputo riferire neanche uno dei fatti di mafia e delle iniziative contro la mafia che in quella relazione sono contenute ed è stato costretto a rettificare le sue precedenti dichiarazioni ammettendo di non aver redatto con Cicero la detta relazione”.
Su Di Francesco (ex reggente della famiglia mafiosa di Serradifalco che ha fatto dichiarazioni accusatorie sul suo conto) e sul condizionamento degli appalti all’ASI di Caltanissetta di questi per conto di Cosa Nostra, Montante ha detto di averne parlato sin dal 2013, epoca in cui però Di Francesco non era stato neanche arrestato per questi fatti specifici di cui all’operazione Colpo di Grazia del marzo 2014.
Per quattro udienze Montante ci ha parlato della rigidità del CODICE ETICO di Confindustria in base al quale imprenditori sospettati di connivenze mafiose sarebbero stati da lui cacciati subito dall’associazione datoriale.
Oggi è stato dimostrato però che il CODICE ETICO aveva valore solo per gli “ altri” considerato che, nonostante l’indagine per concorso esterno alla mafia, nota già dal 2015, Montante – conclude il legale – ha continuato a ricoprire ruoli di vertice nazionale e regionale di Confindustria sino al giorno del suo arresto nel 2018".