Pubblicato il: 01/10/2021 alle 19:01
“L’emicrania è una cefalea primaria, una delle più comuni e diffuse nella popolazione generale. Si stima che ne soffre oltre il 15% della popolazione generale. E’ una patologia invalidante per gli attacchi dolorosi. Ci sono pazienti che hanno molti attacchi, addirittura più di 15 al mese nelle forme croniche. Colpisce soggetti di tutte le età ma in particolar modo i soggetti in età giovane, tra i 25 e i 50 anni, e per questo è una delle cause di maggiore invalidità sotto i 50 anni, e diventa così la causa di giorni persi sul lavoro, di assenteismo, con costi diretti e indiretti molto elevati”. A fare il punto sull’emicrania è la neurologa Ester Reggio, responsabile Centro Cefalee del Policlinico San Marco di Catania, intervenuta oggi a Caltanissetta come relatore al congresso “Highlights in Neurology”, organizzato dal presidente regionale della Sin e primario di Neurologia del Sant’Elia Michele Vecchio. “L’emicrania senza aura è la più comune e diffusa- continua la dottoressa Reggio – in cui si manifesta, insieme ai suoi segni di accompagnamento, l’attacco doloroso, associato alcune volte a nausea, fotofobia, fonofobia, alcune volte il vomito. L’emicrania con aura riguarda un piccolo gruppo di pazienti. E’ caratterizzata da un segno focale neurologico che precede l’attacco di mal di testa. Molto frequentemente si tratta di un disturbo visivo, uno scotoma scintillante, una luce, cerchi colorati, alcune volte segni visivi come un deficit campimetrico seguito poi dall’attacco di mal di testa. L’aura, che può essere caratterizzata anche da disturbi sensitivi o motori in pochi casi, è un segno che preannuncia che sta arrivando il mal di testa. La rivoluzione degli ultimi anni – spiega – è l’introduzione degli anticorpi monoclonali anche per la cura dell’emicrania che, secondo indicazioni Aifa, vanno dati a quei pazienti con emicrania episodica ad alta frequenza, quindi con più di 8 giorni al mese di cefalea o pazienti con emicrania cronica, con più di 15 giorni al mese di cefalea da almeno tre mesi che hanno in storia anamnestica almeno tre fallimenti terapeutici con i farmaci di prima linea utilizzati nella profilassi dell’emicrania. I risultati nei nostri ambulatori sono tendenzialmente molto buoni. Molti pazienti, soprattutto quelli cronici con una elevata frequenza degli attacchi e un carico di disabilità notevole hanno un netto miglioramento e anche i dati in letteratura mettono in evidenza come rispetto ai farmaci utilizzati in precedenza questi siano molto più efficaci con meno effetti collaterali. La somministrazione è mensile o trimestrale e quindi favorisce anche l’aderenza del paziente e la voglia di curare l’emicrania. Di emicrania tendenzialmente non si guarisce. Dico sempre ai miei pazienti che chi nasce emicranico lo resta per tutta la vita però si può controllare, sia l’attacco acuto, con la terapia sintomatica giusta, ma soprattutto si cura con la terapia di prevenzione, che è la vera terapia per il paziente che ha molti attacchi di mal di testa e i nuovi farmaci nascono proprio a questo scopo”.