Gentilissima Direttrice,
facile, per i medici dell’ospedale sant’Elia, sostenere che siamo stati noi pazienti a introdurre il virus in ospedale, quando mi sembra assurdo visto e considerato che siamo tamponati continuamente, al pronto soccorso, prima di un ricovero in reparto. La verità è che c’è un organizzazione sbagliata negli ospedali, tale da non permettere a nessuno di visitare i pazienti, ma da permettere di far entrare ed uscire in continuazione medici, infermieri, operatori sanitari, personale delle pulizie, tirocinanti, e chi più ne ha più ne metta, senza che a questi vengano fatti i tamponi, o comunque non molto spesso. Quindi mi sembra davvero ridicolo dare la colpa ai pazienti quando la colpa potrebbe essere anche loro! Io sono un ex paziente del reparto di medicina interna che mercoledì 8 dicembre è stato dimesso dall’ospedale, dopo 11 giorni di ricovero per problemi intestinali.
Ho saputo che il giorno dopo, dopo aver riscontrato un caso di positività tra il personale sanitario, sono stati effettuati i tamponi ai pazienti e diversi di questi sono risultati positivi. Io, di uscita il giorno prima dei suddetti tamponi, non sono nemmeno stato contattato per essere avvisato del rischio di poter essere positivo: io l’ho saputo grazie a parenti di pazienti anch’essi ricoverati che conoscevo personalmente, solo dopo 4 giorni. Adesso dopo 6 giorni, grazie alla mia volontà di prendere il telefono e fare diverse chiamate sono riuscito a fare un tampone molecolare, se fosse dipeso da altri sarei stato abbandonato e forse avrei potuto contagiare chissà quante persone, compresi i miei familiari. Adesso non solo i danni morali, non solo il danno economico che sto subendo, perché dopo 11 giorni non posso neanche tornare a lavoro, ma leggere un articolo del genere dove l’ospedale non si prende neanche il beneficio del dubbio nel dire che forse anche loro potrebbero avere la colpa mi fa ancora più rabbia. Non si può capire quello che sto passando in questo periodo e vorrei solamente che fosse fatta un po’ di giustizia.
Cordialmente
Francesco Luca Indorato