Escludo di avere mai consegnato documenti o atti con appunti della dottoressa Annamaria Palma a Francesco Andriotta”. Lo ha detto l’avvocato Floriana Maris, che in passato si occupò della difesa del pentito Francesco Andriotta, deponendo oggi come teste al processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta. Andriotta è stato condannato a 9 anni e 6 mesi di reclusione nell’ambito del processo Borsellino quater per le calunnie ai danni dell'ex pentito Vincenzo Scarantino, mentre da una terza accusa di calunnia, sempre ai danni di Scarantino, è stato assolto. Nel processo sul depistaggio delle indagini sulla Strage di via D’Amelio sono imputati tre poliziotti Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, per il reato di calunnia in concorso aggravata.
Secondo l’accusa avrebbero indotto Scarantino a mentire per depistare le indagini. “Conobbi Andriotta perché fu condannato per un omicidio a sfondo sessuale – continua a raccontare l’avvocato Floris – poi mi chiamò la dottoressa Palma per chiedermi se potevo assisterlo, perché doveva essere sentito nel processo Borsellino. Eravamo a Rebibbia con i detenuti nelle gabbie che urlavano. Venne assalito non solo dagli imputati che si trovavano dentro le gabbie ma anche dai loro difensori, perché il suo esame si svolse sostanzialmente sulle sue abitudini omosessuali.
Un'udienza terribile senza nessuna civiltà. E Andriotta ebbe anche una crisi di nervi. Ci fu una pausa per consentirgli di riprendersi e gli vennero mostrati dei verbali. E io non so se li avesse già in mano prima dell’udienza, o se venivano dati come aiuto alla memoria”. Poi la teste ha aggiunto, rispondendo all’avvocato difensore di Mario Bo, Giuseppe Panepinto: “Il dottore Mario Bo non lo conosco. Di ufficiali o appartenenti della polizia ne conosco tanti ma non ricordo di aver mai visto lui”.