Pubblicato il: 17/12/2021 alle 14:05
Non sono esenti da colpe per la morte di un bimbo di Mussomeli. È stata la Cassazione a blindare il verdetto e tutto il resto. Al sesto processo e dopo due passaggi in Cassazione è arrivata la condanna definitiva per un piccolo drappello d’imputati. Quattordici in tutto, tirati in ballo per la morte del piccolo Salvatore Lomonaco di 8 anni, che tredici anni e mezzo fa ha perso la vita cadendo con la sua bicicletta in un dirupo. E sul banco degli imputati sono poi finiti, tra gli altri, gli abitanti di uno stabile di via Bumarro. In quella zona, teatro della disgrazia, v’erano a quel tempo lavori in corso. Confermata la condanna a 8 mesi ciascuno a carico dei mussomelesi Adriana Navarra, Calogera Rossana Salamone, Giovanni Giardina, Marco Costanzo, Maria Carmela Sola, Maria Mistretta, Maria Nobile, Salvatore Corbetto, Salvatore Morreale, Salvatore Nobile, Salvatore Romito, Salvina Amico, Vanessa Nobile, Vincenzo Bonfante (difesi dagli avvocati Antonio Impellizzeri. Michele Ambra, Walter Tesauro e Rocco Guarnaccia), tutti accusati di omicidio colposo.
Era già stato disposto in precedenza il pagamento di una provvisionale di 120 mila euro in favore dei genitori del piccolo Salvatore, Giuseppe Lomonaco ed Enza La Greca (assistiti dall’avvocato Giuseppe Dacquì ) costituiti parti civili. Così la giustizia ha chiuso il conto per la disgrazia che s’è consumata il 6 giugno del 2007. Quel maledetto pomeriggio il bimbo era in sella alla sua bicicletta. Ma è finito in un fondo a un dirupo battendo la testa su un masso. Gli effetti di quell’impatto sono stati devastanti. E per il piccolo non c’è stato nulla da fare. Il suo cuore s’è fermato per sempre. L’iter processuale che ne è derivato, fino a questo atto finale, è stato punteggiato da non pochi contraccolpi. Inizialmente in 23 sono stati indagati. Poi cinque di loro hanno chiesto il rito abbreviato e sono stati condannati, in via definitiva, a un anno ciascuno. Per gli altri, andati avanti con il rito ordinario, arrivata la colpevolezza nei primi due gradi. Poi la Cassazione ha annullato per vizio di forma e si è ripartiti daccapo. Fino a quest’ultimo verdetto. (Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia)