Nella notte fra il 24 e il 25 gennaio sono sbarcati a Lampedusa circa 280 migranti, la maggior parte di loro provenienti dal Bangladesh e dall'Egitto. Nonostante l'intervento in mare delle motovedette dei soccorsi, sette persone sono morte, sembra per ipotermia. Tre cadaveri sono stati trovati sul barcone, dai militari della guardia di finanza e della capitaneria di porto, al momento del soccorso. Altri quattro migranti sono morti poco prima di arrivare sulla terraferma. Tutti sarebbero deceduti per ipotermia. Il barcone era stato avvistato a circa 24 miglia dalla costa di Lampedusa quando è scattato il soccorso. "Ancora una tragedia, ancora una volta piangiamo vittime innocenti – dice il sindaco, Totò Martello – qui continuiamo a fare la nostra parte tra mille difficoltà, nonostante il governo italiano e l'Europa sembrano avere dimenticato Lampedusa ed i lampedusani. Ma non possiamo andare avanti da soli ancora per molto".
Sulle morti in mare era intervenuto con fermezza domenica anche Papa Francesco: "Quanto dolore sentiamo nel vedere i nostri fratelli e sorelle morire sul mare perché non li lasciano sbarcare! E questo, alcuni lo fanno in nome di Dio". Aveva espresso sofferenza e sconcerto il pontefice nel sottolineare la tragedia delle stragi di migranti durante la messa: una parola, dice nell'omelia, che "ci mette in crisi. Non ci lascia tranquilli, se a pagare il prezzo di questa tranquillità è un mondo lacerato dall'ingiustizia e dalla fame, e a farne le spese sono sempre i più deboli. Sempre pagano i più deboli". Domenica 58 migranti, che erano stati salvati dalla nave ong Louise Michel, erano sbarcati a Lampedusa, assegnata quale porto sicuro e dall'hotspot di contrada Imbriacola erano state trasferite 400 persone ospiti, verso cala Pisana dove è ancorata la nave quarantena Azzurra. Nella struttura sull'isola erano rimasti finora circa 300 ospiti ma adesso è destinata a riempirsi ancora una volta oltre i limiti.