Pubblicato il: 30/04/2022 alle 09:57
La Cassazione ha blindato il verdetto. E, con esso, la colpevolezza e la pena che gli era stata inflitta già nei primi due passaggi in aula per un incidente mortale. Così per l’ imprenditorie agricolo di Riesi, Piero Farruggia, finito in giudizio per rispondere di omicidio colposo. E la Suprema Corte, rigettando il suo ricorso, ha cristallizzato a suo carico la condanna a un anno e 6 mesi. Già in precedenza era stata pure disposta una provvisionale di 50 mila euro. Ma non è tutto. Perché l’imprenditore agricolo dovrà anche risarcire i familiari della vittima secondo l’entità che poi stabilirà il giudice civile. Condanna, quella a suo carico, legata alla morte dell’allora venticinquenne di Riesi, Luca Danese, deceduto l’estate di otto anni fa dopo essersi schiantato con la sua moto contro un muretto laterale alla sua destra. Nei confronti dell’imputato (assistito dall’avvocato Giuseppe Panepinto), i familiari della vittima, in particolare il padre Luigi Danese, la madre, Enza Bellone e la sorella Alisea (assistiti dall’avvocato Giuseppe Dacquì) costituiti come parti civili.
L’incidente mortale risale al primo pomeriggio del 6 giugno 2014. È stato allora che in contrada Figotto, nella campagne di Riesi, il ragazzo è finito violentemente contro un muro mentre era in sella alla sua «Suzuky». Il tremendo impatto non gli ha lasciato scampo. È morto finendo contro il cemento perché costretto, in sella a alla sua moto, a scansare il suv dell’imputato che si sarebbe immesso da una stradella laterale invadendo la carreggiata. Questa, almeno, è stata la tesi accusatoria a suo carico. Alcune immagini girate da una telecamera di sorveglianza della zona e, soprattutto, le indagini dei carabinieri hanno poi chiarito – almeno secondo il teorema accusatorio – che autonomo quell’incidente non lo sarebbe stato. Perché era stato ritenuto in prima battuta. (Vincenzo Falci, Gds.it)