Bisogna fornire precise indicazioni sull'andamento dell'epidemia e sulle misure di prevenzione da mettere in campo. E' quanto sollecitato all'assessorato regionale alla Salute dal primario di Malattie Infettive dell'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta Giovanni Mazzola nella qualità di componente del consiglio direttivo nazionale della Simit (Società di Malattie Infettive e Tropicali) in ragione dei nuovi casi – ancora nessuno in Sicilia – di vaiolo delle scimmie. Il medico ha rilasciato a tal proposito un'intervista a Seguo News.
Che cosa sappiamo del vaiolo delle scimmie?
Il vaiolo delle scimmie è causato da un virus simile al vaiolo umano appartenente al gruppo degli orthopoxivirus. L’infezione viene diffusa principalmente dai piccoli roditori, come gli scoiattoli delle foreste pluviali africane, soprattutto in Africa centrale e occidentale. La malattia è nota già da diversi anni e si verifica con sporadiche occasionali epidemie, oltre che in Africa, anche in altre nazioni come per esempio gli Stati Uniti dove nel 2003, a causa della importazione di roditori come animali di compagnia, non adeguatamente sorvegliati, si è verificata una epidemia con 35 casi confermati, 13 probabili e 22 sospetti. Non ci furono decessi.
Come mai l’Oms ha lanciato l’allarme?
Perché in atto sono stati segnalati casi in Portogallo, Spagna, Regno Unito e Italia, soprattutto in giovani maschi omosessuali ed è stato visto che, sebbene la trasmissione tra uomo e uomo sia abbastanza inefficiente, può avvenire tramite la diffusione di fluidi corporei e attraverso i rapporti sessuali. Si ritiene che un recente aumento di 20 volte dell’incidenza sia dovuto alla cessazione della vaccinazione contro il vaiolo nel 1980. Per cui è probabile che chi è stato vaccinato abbia un rischio ridotto di infezione per questa tipologia di virus. Il tasso complessivo di contagi secondari, in seguito a contatto con una fonte umana nota, va dal 3% al 50% per i contatti prolungati faccia a faccia con persona certamente infetta. In Africa il tasso di mortalità varia tra il 14 e il 22% tuttavia nei paesi industrializzati la mortalità è marginale grazie anche all’utilizzo di farmaci antivirali approvati da Fda e al trattamento con antibiotici delle complicanze batteriche.
Quali i sintomi nell’uomo?
La malattia si manifesta con febbre, aumento dei linfonodi, dolori diffusi, stanchezza e manifestazioni cutanee con vescicole, pustole e piccole croste. Di solito la malattia si risolve spontaneamente in una o due settimane anche se a volte sono necessarie terapie specifiche e il ricovero ospedaliero a causa di possibili complicanze dovute a sovrainfezioni batteriche a carico di organi vitali.
Come si può prevenire?
I soggetti già vaccinati contro il vaiolo hanno una minore probabilità di infettarsi con il nuovo virus delle scimmie. Probabilmente nel caso in cui l’epidemia dovesse diffondersi sarà necessario riprendere le vaccinazioni per specifiche popolazioni a rischio.
C’è da preoccuparsi?
Non c’è nessun allarme epidemico in atto. I casi sono contenuti, benché ci sia un attento monitoraggio da parte delle agenzie sanitarie in tutti i paesi occidentali per l’incremento dei casi provenienti dall’Africa, dove probabilmente le persone invadono sempre più l'habitat degli animali portatori del virus.