Pubblicato il: 09/06/2022 alle 10:49
“Questi imputati hanno un passato, hanno una dignità, sono poliziotti, hanno una loro storia che comprende tantissime azioni svolte per contrastare la criminalità organizzata. Michele Ribaudo era un agente. Noi stiamo parlando di un soggetto che nella scala gerarchica della polizia è l’ultimo gradino assoluto e un altro soggetto che stava un gradino appena sopra, un vicesovrintendente, cioè Fabrizo Mattei. Chiederne la condanna è una cosa inaccettabile”. E’ iniziata questa mattina a Caltanissetta l’arringa dell’avvocato Giuseppe Seminara, legale dei poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, imputati insieme al collega Mario Bo, nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio con l’accusa di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra.
Secondo l’accusa, rappresentata dai pm Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, i tre avrebbero costretto il falso pentito Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni per fare condannare alcune persone che nulla avevano a che fare con la strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. “Credo che questo processo, svolto dopo 30 anni – ha continuato l’avvocato Seminara – con tutte le difficoltà di ricostruzione che ci sono e l’assenza di alcune persone che adesso non ci sono più, abbia certamente recato nocumento forte alla posizione dei miei assistiti e alla ricostruzione della verità. Questo è un processo che non può non tenere conto del fallimento di un sistema".
"Come si può sostenere – ha continuato – che vi sia una responsabilità di Ribaudo e contemporaneamente sostenere che non vi sia da parte di tutti gli altri? Ma quante anomalie sono attribuibili ai magistrati? Dobbiamo avere il coraggio di trovare Scarantino ‘inutilizzabile’ in tutte le sue esternazioni, talmente piene di bugie, di farneticazioni che non è possibile ritenerlo attendibile. Di fronte a dieci versioni diverse di Scarantino, come si fa a scegliere quella che va contro i nostri imputati? E’ una forzatura costante”.
“Qua siamo di fronte – ha continuato Seminara – a due soggetti incensurati, i poliziotti Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, e un calunniatore seriale, Vincenzo Scarantino. L’induzione la possiamo mettere in discussione, ma sul fatto che Scarantino è un calunniatore non ci sono dubbi. Scarantino nel ricostruire i fatti ha tratto notizie da tutto – ha aggiunto il penalista – dai giornali, dalle dichiarazioni di altri collaboratori, da esperienze di vita, dalla radio. Quante volte ha ritrattato? Nel 1995, nel 1998, nel 2002 e infine nel 2009. Noi dobbiamo ammettere che per quattro volte ha ritrattato, ammettendo di avere mentito. E quindi, come io lo definisco, è ‘inutilizzabile’, ma mi basta dire inattendibile. Scarantino ha la terza elementare, ma ha vissuto la strada ed è furbo. Piano piano – ha sostenuto l'avvocato Seminara – comincia ad elaborare e a strutturarsi rispetto a quello che gli viene prospettato, e comincia a mentire usando le informazioni che aveva a disposizione”.