Pubblicato il: 04/07/2022 alle 17:35
Duma e Pedro, un rottweiler e un border collie, sono stati i protagonisti del progetto “Empathy Dog” che ha coinvolto i ragazzi dell’istituto penale minorile di Caltanissetta che frequentano la scuola all’interno della casa di reclusione. Il progetto, che si è appena concluso, è partito dall’Asp di Caltanissetta e, come specificato questa mattina dal funzionario direttivo dell’Asp Massimo Capostagno, è solo l’inizio perché l’intenzione è quella di implementare questo tipo di attività. Alla fine del percorso tre dei ragazzi sono stati portati insieme a uno dei due cani in una casa di riposo per fare familiarizzare gli anziani con il loro amico a quattro zampe.
“In una prima fase il progetto – spiega Girolamo Monaco, direttore dell’istituto penale minorile di Caltanissetta – ha coinvolto tutta la popolazione detenuta all’interno dell’Ipm con attività di presenza, accompagnamento e gestione del cane e poi con un’attività interna al gruppo dei ragazzi di riflessione su quello che è stato fatto. Il progetto nasce per le scuole frequentate dai bimbi. In questo caso ha riguardato la scuola del carcere, dove piccoli non si è ma con esperienze di vita, ed è stata possibile una riflessione sulla presenza del cane, e sulla vita, da parte di persone che non hanno strumenti culturali elevati. Una riflessione che comunque ha determinato dei cambiamenti, innanzitutto a livello di gruppo ma poi soprattutto nei confronti di loro stessi con una maggiore capacità di prendersi cura di sé e anche degli altri. La seconda fase del progetto ha riguardato una casa di riposo per anziani, Nonni Felici 4.01, e lì i nostri detenuti hanno avuto la possibilità di vedere veramente il significato del dare cura".
"L’utenza minorile penale – aggiunge Monaco – non è quasi solo rappresentata dal delinquente ma abbiamo persone che, oltre ad aver commesso un reato, hanno problemi di natura psichiatrica. Non solo tossicodipendenti ma persone con più diagnosi di natura psichiatrica, già dall’età di 12 anni, con una storia di disagio che poi hanno manifestato comportamenti aggressivi in ragione dei quali i giudici hanno disposto la detenzione. Reati come risse, omicidi, reati violenti contro le persone. Per cui ci troviamo a gestire questi giovani che spesso seguono terapie di contenimento, che non sempre accettano facilmente. Ma gli effetti di questa esperienza sono stati positivi anche in questo senso”.
Uno dei risultati osservati è che i giovani hanno empatizzato con entrambi i cani. “Il rapporto con il cane all’inizio non è stato per tutti uguale – spiega Milena Avenia, pedagogista dell’Unità Operativa per l’Educazione alla Salute dell’Asp di Caltanissetta – alcuni di loro sin dall’inizio hanno manifestato grande disponibilità verso il cane, senza timori, altri erano timorosi ma poi si sono assolutamente rassicurati con un contatto stretto. Nella prima fase si è trattato di un rottweiler, un cane possente, però anziano, quindi molto saggio che con grande equilibrio si è rapportato ai ragazzi. Nella seconda fase si è trattato di un border collie di 20 mesi, quindi un cane giovane, esuberante, giocherellone. E anche lì abbiamo notato un rapporto rasserenante. Sicuramente il rapporto con l’animale facilità l’espressione delle emozioni, sia nel riconoscerle che nell’esprimerle, e nel rapporto di gruppo cogliere anche le emozioni degli altri. Nell’esperienza conclusiva insieme al border collie nella casa di riposo per anziani si sono presi cura del rapporto tra il cane e gli anziani e sono stati loro stessi i protagonisti dell’incontro. E questo fa bene al loro senso di autostima che è importante per il loro percorso”.
Tra gli esperti coinvolti anche la dottoressa Eva Trobia, veterinario dell’Asp. “Duma, il rottweiler, è un cane di grande esperienza, che ha saputo accogliere le diversità dei ragazzi in termini di paura e fragilità. Magari loro si aspettavano un cane possente, che ringhiava e metteva in fuga tutti, quando invece con semplicità gli accoglieva, cercava il contatto visivo e questo ha consentito ai ragazzi di acquisire informazioni importanti sulla comunicazione non verbale che per gli animali è il primo canale di comunicazione e loro non sapevano leggere i segnali calmanti. Questo è stato il primo obiettivo: spiegare ai ragazzi come interpretare il comportamento dell’animale. Quando esprime disagio, quando invece cerca il contatto. Questa competenza poi l’hanno fatta propria e l’hanno restituita. Quindi sono stati poi in grado di accompagnare Pedro alla casa di riposo e capire quando Pedro dava segni di stanchezza e di disagio. C’è stato un momento in cui il cane si è avvicinato a una persona, in sedia a rotelle, e l’animale non aveva ancora capito il significato di questa sedia che si muoveva, loro hanno rassicurato non solo l’anziano ma anche l’animale. L’esperienza che abbiamo vissuto in istituto ci ha permesso di fare venire fuori, grazie al cane, le parti migliori dei ragazzi. Uno di loro ha concluso dicendo ‘grazie di questa attività perché quando ho lavorato con voi mi sono sentito libero’”. Gli effetti positivi della pet therapy e del percorso svolto dai ragazzi sono stati sottolineati anche dal Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asp di Caltanissetta, Massimo Cacciola, presente questa mattina alla presentazione del progetto.