Pubblicato il: 25/08/2022 alle 10:35
Le vittime di femminicidio in Italia continuano a essere tante, troppe. Vittime di uomini violenti, di relazioni da cui spesso non riescono a uscire, vittime anche della stessa società. A poche ore dalla notizia sulla morte di Alessandra Matteuzzi, la donna di 56 anni, uccisa a bastonate a Bologna dal suo ex compagno i commenti sulle sue foto lasciano allibiti. Una donna che di quell’uomo ormai aveva il terrore. Come dimostrano le denunce fatte alle forze dell’ordine. C’è chi la offende per i ritocchi estetici e chi per il fatto di essersi messa con un uomo di 30 anni più giovane. Come al solito c’è chi cerca di trovare le responsabilità della vittima e delle attenuanti per l’uomo. Perché? Semplicemente perché la nostra società, ancora troppo maschilista, a una donna non perdona niente. Neanche di essersi invaghita della persona sbagliata. Se l’uomo può stare con chi vuole, avere più donne, anche contemporaneamente, e al massimo sarà definito come una simpatica canaglia, un don Giovanni, un Latin Lover, alla donna non sarà concesso nulla. Anche le parole usate per descriverla saranno di tutt’altro tenore. E neanche di fronte alla morte si riesce ad avere pietà. Anzi. Si cerca una scusante per lui, perché sicuramente, per qualcuno, una scusante ce l’avrà, ci deve essere. Ed ecco la valanga di commenti contro la donna. “A una certa età non può stare con uno più giovane, a una certa età non può mostrarsi sui social”. L’uomo, per tanti, per troppi, può fare tutto. A qualsiasi età. Spesso ad offendere le donne vittime di femminicidio, cosa ancor più grave, sono altre donne. Con un accanimento forse ancora peggiore. Un rapido sguardo ai commenti basta a far capire come in Italia siamo ancora lontani da un’effettiva parità tra uomo e donna. Se è giusto che i processi si facciano nelle aule di tribunale e non sui social, è sicuramente vero che per una vittima di omicidio si dovrebbe avere il massimo rispetto. E tacere, il più delle volte, sarebbe l’unica cosa da fare. Rita Cinardi