Pubblicato il: 22/03/2014 alle 19:32
“Il Creda, vuole  portare all’attenzione di tutti la sconcertante situazione in cui versa ad oggi il settore dei lavori pubblici in Italia e nel caso particolare in Sicilia, dove l’assordante silenzio della politica ha portato il sistema ormai al collasso”. E' dura la posizione assunta dal Creda, il comitato regionale degli appaltatori presieduto dall'imprenditore nisseno Antonio Bonifacio, che in un documento lancia un appello alle istituzioni affinché si occupi della crisi che stanno attraversando le imprese edili siciliane, ad un passo dal collasso.
“Non riusciamo più a capire a quale santo rivolgerci per far sì che le nostre istanze vengano prese in considerazione da chi potrebbe fare tanto, ma preferisce fare, invece, orecchie da mercante.
Per meglio chiarire la nostra rabbia e la nostra delusione vogliamo fare un rapido riassunto degli incontri avuti in questi mesi e dei tavoli tecnici tenutisi a Roma e a Palermo alla presenza di delegazioni di codesto comitato e di altre associazioni di categoria come ANIEM Sicilia Confapi e ANAEPA Sicilia Confartigianato.
Il mese scorso una delegazione è stata ricevuta a Roma dal Ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi e dal Presidente dell’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici Dott. Sergio Santoro. Durante gli incontri sono stati affrontati a muso duro da tutte le rappresentanze delle varie associazioni gli spinosi problemi delle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti ed è stato asserito chiaramente come l’attuale normativa sui lavori pubblici vada a vantaggio del malaffare, ostacolando e sopprimendo le imprese oneste che della legalità hanno realmente fatto il loro vessillo. Sono state, inoltre, consegnate alcune proposte di legge per modificare l’attuale sistema degli appalti indicando tutte le falle presenti nel sistema vigente che riguardano: il criterio di aggiudicazione, la soglia di offerta anormalmente bassa, il sistema di offerta economicamente più vantaggiosa, il sistema dell’avvalimento e infine la modifica dei requisiti di qualificazione per la partecipazione alle gare d’appalto.
Tutte proposte che hanno favorevolmente colpito il Ministro e il Presidente dell’autorità di vigilanza, così come colpiti sono rimasti il Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, e l’Assessore regionale alle Infrastrutture, Dott. Antonino Bartolotta, dai quali siamo stati ricevuti pochi giorni dopo a Palermo.
A più da un mese da questi incontri, ci chiediamo: ha un senso fare incontri, proporre leggi, spendere il proprio tempo e i propri soldi per cercare di migliorare il sistema se poi non cambia mai nulla? Questi signori hanno capito che le imprese sono al collasso e che sta diventando sempre più difficile lottare per la sopravvivenza?”
Secondo il presidente regionale del Creda, “anche sul concetto di legalità, diventato ormai il leit motiv di tutti i politici che occupano le poltrone del parlamento siciliano, vorremmo spendere due paroline. Risulta palese anche ai più sprovveduti, infatti, che il sistema di aggiudicazione attuale degli appalti ha già spinto i ribassi alle stelle, anche oltre il 40%. Questo significa che gli imprenditori edili per portare a compimento un lavoro devono limare sulle spese e sui costi da sostenere durante la realizzazione dell’opera stessa. Che vuol dire tutto ciò? Niente di più chiaro: cemento depotenziato, ferro importato dai paesi dell'Est, irregolarità contributiva degli operai edili, magheggi sui Sal, sono solamente una piccola parte di quello che si verificherà se i ribassi continueranno a salire in maniera così vertiginosa”.
Per Antonio Bonifacio “questo sistema ha aiutato e continua ad aiutare solo chi opera secondo logiche di malaffare e che solo per questa ragione può aggiudicarsi i lavori con percentuali di ribasso oltre il 40%. E nonostante l’antico adagio, che la storia è maestra di vita, si continuano a perpetrare in un settore così delicato sempre gli stessi errori. Un’altra considerazione a parte merita l’attuale sistema di “Offerta economicamente più vantaggiosa”. Questo sistema prevede la redazione di un progetto (tecnico ed economico) che viene esaminato da una commissione costituita all’uopo per assegnare il miglior punteggio alle offerte pervenute. Viene da chiederci come recita un antica massima latina: Quis custodiet ipsos custodes? Ossia, chi controlla i controllori? Siamo proprio sicuri che chi esamina i progetti sia al di sopra delle parti? E qualora lo fosse, come si fa ad avere la certezza che il progetto vincente non sia viziato dalla discrezionalità del giudizio umano? Tutte domande alle quali attualmente non si può dare una risposta. E queste sono le lacune che si evidenziano confidando nella buona fede della commissione. Perché se si volesse essere un po’ più cattivelli si ci potrebbe anche chiedere: come mai nessuno pensa al fatto che, dato l’insindacabile giudizio della commissione aggiudicatrice, in un sistema siffatto la turbativa d’asta è sempre nascosta, a causa delle debolezze umane, dietro l’angolo?
Un’ultimo passaggio, infine, vorremmo farlo sul sistema della procedura negoziata e della manifestazione di interesse. Anche in questo caso, così come abbiamo avuto modo di dire a chiare lettere al Presidente Crocetta viene da chiedersi: con quale criterio vengono selezionate dal RUP le imprese da invitare alla gara d’appalto? Si è proprio sicuri che i RUP non subiscano pressioni dalla criminalità organizzata e dai colletti bianchi nella scelta delle imprese?
Non possiamo più aspettare. Aumentano i fallimenti, aumentano i suicidi. Solo la consapevolezza dei politici che si deve agire tempestivamente non aumenta mai. Adesso basta – conclude Bonifacio – dateci le risposte che vogliamo e che merita il nostro settore, da sempre volàno dell'economia nazionale. Non continuate ad essere complici di chi cerca di agire da sempre contro la legalità”.