Pubblicato il: 05/10/2022 alle 13:14
Un bidone pieno di cenere da cui esce fumo è ciò che resta di centinaia di bollette bruciate nei sit-in che si sono svolti ieri – 3 ottobre – in tutto il Paese in diverse città italiane, contro il caro energia. «Non riusciamo più ad andare avanti» è stata una delle frasi più urlate ai megafoni, da Cagliari a Bologna, passando per Napoli, Milano e Roma. È stato un grido di sofferenza, più che uno slogan, lanciato attorno al barile mentre le ricevute della luce e del gas da decine di migliaia di euro venivano date alle fiamme da ristoratori, commercianti e disoccupati.
Dopo questa protesta, organizzata da Usb davanti alle maggiori aziende del settore energetico e altri luoghi simbolo della nuova crisi, la mobilitazione si sposterà nei prossimi giorni sul fronte politico opposto: il prossimo 13 ottobre il comitato di #ioapro, già capofila delle proteste contro il green pass e le restrizioni Covid, ha indetto a Roma in piazza Santi Apostoli una manifestazione nel giorno della composizione del nuovo Parlamento per «chiedere risposte al nuovo governo». La miccia delle contestazioni, già accesa nei giorni scorsi in altre città con immagini simili, intanto corre veloce in tutto il Paese. Nella capitale il falò delle bollette si è consumato davanti alla sede della Cassa Depositi e Prestiti. «Qui ci sono i maggiori azionisti delle multinazionali energetiche, che in questa crisi si stanno arricchendo come mai prima – è stato urlato durante l’iniziativa – . Ladri di Stato, restituite quello che avete rubato». A Milano l'Usb, l’unione sindacale di base è scesa in piazza a Milano e, davanti allo store di Eni in corso Buenos Aires, ha messo fuoco a una bolletta in segno di protesta. «Eni, come altre società, faceva parte di un patrimonio pubblico che oggi è stato smembrato e non c'è più: vogliamo rimarcare come lo Stato italiano non riesce più a esercitare un ruolo nel controllo dei prezzi, ma è in balia dei mercati, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti», spiega il portavoce Usb Lombardia, Pietro Cusimano. Il sindacato chiede di «prendere una posizione sulla guerra che sia favorevole ai cittadini, smettere di mandare armi e far sì che l’Europa sia un soggetto portatore di pace che metta in campo delle trattative senza alimentare una sola parte»; in secondo luogo, «che lo Stato torni ad avere un ruolo nei settori strategici: oggi il problema è l’energia ma non è l’unico. Si pensi a Trasporti, Comunicazioni e Sanità». È necessario, spiega, «tornare a investire in questi settori, per sottrarsi alle stravaganze del mercato, nazionalizzando le aziende che vi operano». Per Cusimano, «la prima soluzione da mettere in atto è predisporre dei fondi a supporto delle famiglie e delle imprese». Il decreto Bollette? «Non è sufficiente». La manifestazione, al grido di “la vostra crisi non la paghiamo”, si è spostata in corteo fino alla sede di Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, in piazza Cavour. Ad Arera si chiede di «farsi portavoce per mettere in campo situazioni durevoli ed efficaci per proteggere i salari dal carovita».
A Torino il presidio si è svolto davanti a un energy store dell’Eni mentre a Bologna i manifestanti si sono ritrovati di fronte alla sede locale della multiutility Hera, dove sono state distrutte le fotocopie di bollette del gas di Hera e Illumia da 700-800 euro. Nel centro di Cagliari, sotto il palazzo dell’Enel e dell’Inps, diversi manifestanti hanno denunciato: «stiamo pagando bollette quadruplicate, prima o poi i lavoratori verranno licenziati dalle aziende costrette a chiudere» mentre snocciolano numeri: «Il prezzo dei soli beni alimentari in Sardegna – dicono – è cresciuto dell’11,2% e mediamente costringerà le famiglie sarde a spendere in più 780 euro all’anno solo per mangiare». Al di là delle azioni dimostrative, aumentano gli episodi di commercianti costretti a chiudere bottega o almeno a tagliare le proprie spese, come ad Imperia, dove il titolare di una gelateria del centro ha chiuso i due terzi dei frigoriferi e altrettanti spazi espositivi coprendoli con alcuni cartelli colorati per protestare contro il caro energia: «Ho ricevuto una bolletta da 20 mila euro ad agosto – spiega – contro i 4mila euro dello stesso periodo dell’anno scorso». L’impennata del costo delle bollette sarà sottoposta all’attenzione della Procura di Roma, che già da mesi sta indagando sul rincaro del costo della benzina. Il Sindacato unitario di base ha detto di aver depositato negli uffici di piazzale Clodio una denuncia «contro tutte le condotte poste in essere dalle società che commerciano gas, energia elettrica e prodotti petroliferi ai danni della collettività, speculando sulle differenze tra quanto hanno pagato le materie prime e il prezzo al quale ce le stanno rivendendo». La prossima data delle proteste è il 13 ottobre, quando in piazza – annuncia #ioapro – a Roma scenderanno in piazza i cittadini, «per chiedere che famiglie e piccole imprese paghino gli stessi importi di un anno fa. Il nuovo governo ora si prenda la responsabilità di agire – dicono -. Noi per quella data abbiamo già ventidue pullman confermati con destinazione Roma».(Gds.it)