Pubblicato il: 05/11/2022 alle 11:29
Sconto di pena per sei, reati prescritti per altri sette e un solo per un imputato le accuse sono state inconsistenti. Così, passando per un concordato. È la “rivisitazione” del procedimento legato alla maxi inchiesta dei carabinieri ribattezzata «Gallodoro» su mafia e droga e, in un altro stralcio, anche un paio di omicidi. Nel secondo passaggio in aula è stata totalmente ridisegnato lo scenario che era uscito fuori dal primo procedimento celebrato con rito abbreviato e che nel maggio dello scorso anno s’è chiuso con14 condanne e un’assoluzione divenuta definitiva. E per gli altri che hanno impugnato quel verdetto adesso è mutato il quadro. Con condanne che, per alcuni di loro, si sono più che dimezzate.
A cominciare dal campofranchese Claudio Rino Di Leo con la pena a 5 anni, 6 mesi e 23.200 euro di multa a fronte di tredici anni, due mesi e 49.800 euro in primo grado; il palermitano Francesco Pollara con 6 anni, 2 mesi 26 giorni e 31.667 euro di multa mentre erano dieci anni, quattro mesi, ventisei giorni e 10.933 euro; il cammaratese Filippo Cacciatore condannato a 2 anni, un mese, dieci giorni e 2 mila euro e il gup gli aveva inflitto tre anni, dieci mesi e 4 mila euro; il sancataldese Vincenzo Scalzo a un anno, 2 mesi e 3.500 euro in continuazione con un precedente sentenza di sei anni fa e divenuta definitiva nel febbraio 2020 ed erano stati due anni, otto mesi, ventisei giorni e 10.933 euro; il mussomelese Giovanni Siragusa a un anno, 2 mesi e 2 mila euro contro diciotto mesi e 4 mila euro; Domenico Avarello che ora ha rimediato 2 anni, 10 mesi e 20 giorni e in più dovrà sborsare 12 mila euro di multa, contro i sei anni, otto mesi, 20 giorni e 26.800 euro in precedenza.
Reati prescritti, invece, per altri sette imputati. In particolare il vallelunghese Antonio Baudo che aveva rimediato un anno e 2 mila euro; il mussomelese Antonino Lattuca che era stato condannato a un anno, un mese, un giorno e 2.333 euro; il vallelunghese Vincenzo Insinna che ne era uscito con un anno, 8 mesi e 2.800 euro; il cammaratese Domenico Mangiapane con una precedente pena a 2 anni, 20 giorni e 4.600 euro; il sangiovannese Maurizio Matraxia che ne era uscito con un anno, 4 mesi e 2 mila euro; il favarese Giovanni Valenti che aveva rimediato un anno, 8 mesi, 20 giorni e 2.800 euro di multa e il cammaratese ; Vito De Maria che s’era visto comminare un anno, 4 mesi e 2.666 euro.
Non punibile per la particolare tenuità del fatto – e la prescrizione per un solo capo d’imputazione – per il mussomelese Alexander Giulio Lattuca (avvocati Dino Milazzo e Martina Vurruso), che era stato condannato a un anno, due mesi e 2.666 euro di multa. Già in primo grado per tutti era caduto il reato associativo finalizzato al traffico di droga. Questo il verdetto emesso dalla prima sezione di corte d’Appello presieduta da Giovanbattista Tona (consiglieri Alberto Davico e Salvatore Carmelo Faro Faussone), mentre la procura generale aveva chiesto la conferma del primo pronunciamento.
I 14 imputati (assistiti dagli avvocati Danilo Tipo, Dino Milazzo, Antonio Impellizzeri, Diego Giarratana, Salvatore Daniele, Calogero Vinci, Martina Vurruso, Sonia Provenzano, Fabiana Giordano, Salvatore Re, Gianfranco Pilato, Massimo Scozzari, Giuseppe Ortolani, Vincenzo Infranco, Carmelo Nocera, Davide Chibbaro, Corrado Sinatra, Giuseppe Barba, Giovanni Morgante e Antonio Pecoraro) sono stati chiamati a rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, rapina, tentata estorsione e armi. (Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia)