Sono stati rimessi in libertà gli unici due nisseni coinvolti nell'inchiesta "Sorella Sanità 2" Giovanni Luca Vancheri, difeso dall'avvocato Silvano Damiani e Giuseppe Bonanno, difeso dall'avvocato Giuseppe Panepinto. Il tribunale del riesame di Palermo ha accolto il ricorso proposto dai difensori annullando la misura cautelare e rimettendo in libertà gli indagati ritenendo altresì la competenza del Tribunale di Enna invece di quello di Palermo. Vancheri, funzionario dell'Asp di Enna, 53 anni, è indagato per corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente mentre Giuseppe Bonanno, 45 anni, referente della società Althea Spa è indagato per corruzione. In tutto sono state 10 le misure cautelari emesse dai finanzieri del comando provinciale di Palermo.
"Gli indagati, sulla base degli elementi probatori allo stato raccolti, sono indiziati a vario titolo dei reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti", avevano spiegato le Fiamme gialle riferendosi alle 10 misure cautelari emesse nei confronti di altrettante persone tra imprenditori, esponenti della sanità siciliana, un commercialista e un carabiniere dei Nas.
Con il medesimo provvedimento il Gip ha disposto il sequestro di oltre 700.000 euro quale prezzo del reato di corruzione, nonché, a carico di 3 società, il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno. Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – Gruppo Tutela Spesa Pubblica di Palermo, hanno tratto origine dagli approfondimenti investigativi svolti sull’enorme mole di risultanze acquisite nel corso dell’operazione “Sorella Sanità”, che, nel maggio del 2020, ha portato all’esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di 13 persone, 7 dei quali (compresi due importanti pubblici ufficiali con incarichi apicali nell’ambito della sanità siciliana) già condannati in primo grado con rito abbreviato a pesanti pene detentive.
"Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini hanno consentito di individuare ulteriori presunti responsabili nelle vicende criminali già ricostruite e di ipotizzare nuove ipotesi di corruzione e di turbativa relative a importanti procedure di gara in ambito sanitario, non ricomprese nella precedente indagine, il cui valore complessivo sfiora i 700 milioni di euro – dicono dalla Finanza – In particolare, sono emerse, allo stato delle investigazioni, risultanze afferenti: alla possibile dazione di una tangente di 700 mila euro che la società aggiudicataria di una gara pubblica per la realizzazione, gestione e manutenzione del sistema informativo dell’ASP 6 di Palermo, del valore di 12,4 milioni di euro avrebbe corrisposto al presidente della commissione di gara e al suo faccendiere; alla possibile dazione di tangenti ad un pubblico ufficiale e al suo faccendiere nell’ambito di due gare, per la fornitura di apparecchiature elettromedicali, gestite rispettivamente dalla Regione Siciliana e dall’ASP di Palermo, dell’ammontare complessivo di oltre 220 milioni di euro".