Pubblicato il: 10/12/2022 alle 15:48
Medici e infermieri, ancora sconvolti per l’omicidio del cardiologo di Favara (Ag) Gaetano Alaimo che è stato freddato nel suo poliambulatorio il 19 novembre, scenderanno in piazza per dire «basta». E lo faranno, indossando i loro camici, questo pomeriggio. La manifestazione è stata promossa dall’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Agrigento. Hanno aderito gli ordini professionali di veterinari, biologi, psicologi, farmacisti, degli infermieri, ma anche il comitato della Croce rossa italiana e la confraternita Misericordia di Favara. Il corteo si snoderà da piazza Pirandello fino alla sede dell’Asp. Uno soltanto il principio ispiratore della marcia: «Non siamo eroi. E non siamo colpevoli».
«Il fenomeno delle aggressioni ai medici e, più in generale, al personale sanitario è allarmante. In questo contesto si scontrano due parti della stessa medaglia: il paziente, che ha il diritto ad essere curato, e il medico, al quale spetta il dovere di curare. L'organizzazione sanitaria dipende dallo Stato che decide e sceglie l’offerta del servizio sanitario». Lo ha detto, a poche ore dalla marcia di medici ed infermieri, Santo Pitruzzella, presidente Omceo Agrigento . "Cosa stressa il paziente determinando le principali cause delle aggressioni? La lunga attesa nei pronto soccorso, le liste di attesa per una visita specialistica o un’indagine strumentale e questo avviene a causa del numero insufficiente di personale – ha spiegato Pitruzzella – Nei pronto soccorso i medici sono pochissimi perché in pochi scelgono la borsa di studio in Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza. Occorre, quindi, incentivare economicamente i sanitari, principalmente i medici delle aree di emergenza, raddoppiando gli stipendi. Il Governo tace e non dice che il re è nudo. E allora lo diciamo noi».
«La difficoltà che in questo momento si registra nel dare un servizio ottimale – ha dichiarato Luigi Burruano presidente della commissione albo Odontoiatri – con delle prestazioni celeri e nei tempi programmati, vede la causa non tanto in una non disponibilità da parte dei medici o del libero professionista, ma da una oggettiva sofferenza dei servizi, delle strutture, dell’intera organizzazione sanitaria. Anche noi medici odontoiatri chiediamo alla gente di non dimenticare che il medico è dalla parte del malato – ha concluso Burruano – . Pensare che la causa di un disservizio sia da attribuire al medico tanto da arrivare a generare atti di violenza non è assolutamente giustificabile». (ANSA).