Pubblicato il: 13/12/2022 alle 16:30
A Pesaro la vita sessuale troppo focosa di una barista 20enne finisce in tribunale. A denunciarla è stata la vicina di casa che, stanca dei continui rumori, non riusciva a riposare. La "vittima", che di professione è poliziotta, dopo anni di litigi alla fine si è rivolta alla magistratura e ora si è arrivati alla conclusione della vicenda: la barista esuberante è stata condannata ad un ammenda di 200 euro. Ora le due protagoniste della vicenda non sono nemmeno più vicine di casa ma la storia potrebbe non essere arrivata alla fine.
L'ennesima lite condominiale, stavolta non arrivata al tragico epilogo come è successo a Fidene (Roma), ma che si è trasformata in una battaglia giudiziaria. A raccontarla è il quotidiano Il Resto del Carlino. Una barista, 20enne all'epoca dei fatti, organizzava festini notturni a casa sua a base di musica ad alto volume, schiamazzi ma soprattutto sesso con gemiti che riuscivano a superare anche l'insonorizzazione di muri e pavimenti. Dall'altra parte, o meglio, al piano di sotto, un'altra 20enne di professione agente della polizia stradale. E' quest'ultima la vittima della movimentata vita della sua vicina di casa. I rumori prodotti dalla barista la disturbano e le impediscono di avere un sonno tranquillo.
Siamo in via Mameli, nel centro Direzionale Benelli, nel pieno centro di Pesaro. Le due vicine discutono, anche animatamente. Non trovano nessun accordo e arrivano anche i dispetti, da parte della barista, che prepara anche gavettoni contro la poliziotta. L'agente decide quindi di denunciare la vicina di casa e presenta un esposto per disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone. "Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a euro 309", si legge nel codice penale.
Dopo mesi si è arrivati alla conclusione del processo. La barista si è vista condannata al pagamento di una ammenda da 200 euro (ed è anche andata bene, a Pavia con le stesse accuse un 34enne aveva dovuto risarcire 12mila euro). La poliziotta non si era presentata come parte civile e anzi, successivamente aveva anche ritirato la querela. Ora le due non sono più vicine di casa. L'agente ha cambiato sede di lavoro mentre la 20enne "urlatrice" si è trasferita in un'altra città delle Marche. La parola fine non è stata messa perché l'avvocato della barista ha deciso di attendere le motivazioni della sentenza per fare ricorso e ottenere l'assoluzione.