Pubblicato il: 04/02/2023 alle 09:47
Gentile Direttore,
mi permetto di chiedere nuovamente ospitalità – per l'ultima volta – al Suo giornale per replicare alla risposta di Poste Italiane, totalmente inesatta, alla mia lettera di protesta del primo febbraio.
1. Prima di scrivere che sarebbero stati rispettati i limiti nelle presenze in sala imposti dalla legge, Poste Italiane dovrebbe indicare la norma specifica e spiegare perché in sala c'erano una decina di posti a sedere se dieci persone non sono ammesse in sala. Levino le sedie, allora.
2. Poste Italiane dovrebbe spiegare perché hanno consentito o costretto 7-8 persone a restare circa un'ora nello spazio (2 metri per 4 circa) tra le due porte automatiche, non potendo esse stare al freddo.
3. L'app di cui parla Poste Italiane ha difficoltà di funzionamento (che sono disposto a spiegare) e comunque non è obbligatoria per accedere al servizio pubblico né avrebbe dovuto impedire di poter prendere il numero per potere accedere ordinatamente agli sportelli senza consentire a diversi utenti di saltare la fila asserendo senza prova di avere una prenotazione.
4. Tre ore di attesa sono comunque troppe.
5. I dipendenti di Poste Italiane, app o non app, sono tenuti ad essere educati e non possono né gridare né cacciare gli utenti dalla sala senza un fondato motivo, che non c'era. In un'impresa privata il dipendente che grida o caccia i clienti viene quanto meno sanzionato.
6. Concludo dicendo che da Poste Italiane mi sarei aspettato che chiedesse scusa e non che accampasse scuse: ma forse è chiedere troppo.
La saluto cordialmente
Lettera firmata