Pubblicato il: 08/02/2023 alle 11:57
"Non ho mai conosciuto Andrea Bonafede prima del suo ingresso in ospedale, né ho avuto con lui contatti personali per fissare la visita oncologica". Il medico, Filippo Zerilli, primario di Oncologia dell'ospedale Sant'Antonio Abate, finito nell'inchiesta il giorno dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al suo coinvolgimento nelle indagini. Avrebbe sottoposto il boss ad alcuni esami legati alla diagnosi del suo tumore; anche da lui Matteo Messina Denaro si sarebbe presentato con le false generalità di Andrea Bonafede.
"Ho sempre esercitato la professione con scienza e coscienza e non fa eccezione quanto accaduto in relazione al paziente Andrea Bonafede (alias Matteo Messina Denaro) per il quale, in data 3 dicembre 2020, in risposta ad una richiesta di visita oncologica della chirurgia di Mazara del Vallo, supportata da un referto istologico del laboratorio di anatomia patologica dell'ospedale di Castelvetrano del 24 novembre 2020, è stata fissata una visita presso l'UOC che dirigo, segnata nell'agenda di reparto in data 9 dicembre 2020. Non vi è altra documentazione, a mia conoscenza, dalla quale risulti la presenza del paziente Andrea Bonafede presso l'ospedale di Trapani. Aggiungo, a smentire alcune voci riprese da alcuni giornali e organi di stampa, che Andrea Bonafede non può essere stato ricoverato per circa un mese presso il mio reparto presso il quale possono essere disposti soltanto ricoveri in day hospital o day service e non certo ricoveri ordinari".
Zerilli ha anche specificato: "Non ricordo neppure un mio eventuale contatto personale con il paziente il 9 dicembre, né ritengo si possa pretendere che ne abbia memoria considerato che allora tutte le visite avvenivano (come ancora oggi) indossando la mascherina". Infine ha specificato che in sede di audizione all'Ordine ha detto ai colleghi medici "che l'esame del Dna nei pazienti da trattare con farmaci chemioterapici ha la funzione di individuare eventuali poliformismi che possono aumentare la tossicità del farmaco, non certo a individuare l'identità dei pazienti. Dall'inizio di questa vicenda, il 16 gennaio scorso – conclude – non mi sono mai assentato dal lavoro, come dimostrano le mie presenze in ospedale. La magistratura chiarirà la mia totale estraneità a un contesto che non mi appartiene". (ANSA).