Pubblicato il: 10/07/2014 alle 08:40
“Eni torni indietro. La sua decisione è grave perché rimette in discussione la politica energetica del Paese, non solo in Sicilia dove le ricadute occupazionali della sue scelte rischiano di essere pesantissime. Non soltanto a Gela. Puntiamo a una larga mobilitazione popolare e a Crocetta diciamo che nella gestione della vicenda deve coinvolgere immediatamente il governo Renzi”. Così Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia, dopo la rottura delle trattative a Roma, nella serata di martedì, tra sindacati ed Eni sul nuovo progetto industriale del gruppo controllato dal ministero del Tesoro. Bernava sottolinea la preoccupazione della Cisl per la minaccia che il deserto industriale avanzi in Sicilia mano a mano che i grandi gruppi abbandonano l’Isola. E insiste: “Chiediamo con forza che Eni confermi il piano di investimenti da 700 milioni programmato appena un anno fa e fondamentale per rendere il sito ecocompatibile e in condizioni di consolidarsi sul mercato. E ci aspettiamo che sia riavviata la Linea 1 della Raffineria”.
Ieri a Gela la questione è stata al centro dell’incontro delle segreterie provinciali, confederali e delle federazioni dell’industria. Lo scorso fine settimana sul caso sono intervenuti i vertici provinciali e della Cisl Sicilia con una lettera aperta con la quale il sindacato ha reso noto di rifiutare la riduzione del sito gelese a deposito di greggio. Intanto, le federazioni di categoria di Cgil Cisl Uil, Filctem, Femca e Uiltec, hanno chiesto al presidente della Regione un “incontro urgente” per discutere delle iniziative da intraprendere per bloccare i piani di Eni.