Come trasformare un tumore da "freddo", e quindi refrattario al sistema immunitario, a "caldo" e cioè 'responsivo' al sistema immunitario. E' una grande sfida nell'ambito della ricerca, che apre nuove prospettive terapeutiche a beneficio dei pazienti oncologici affetti da questa patologia. Un ricercatore siciliano, Giovanni Germano, 44 anni, originario di Siracusa e oggi all'Ifom (Istituto fondazione di oncologia molecolare) di Milano, ha condotto uno studio sul tumore al colon retto, contribuendo ad individuare una via per aumentare potenzialmente il numero di pazienti curabili con l'immunoterapia.
"Il cancro – spiega Germano, che dopo il diploma al liceo scientifico "Corbino" di Siracusa, ha studiato Scienze biologiche all'Università di Perugia per poi iniziare il percorso di ricerca a Milano conseguendo un dottorato in immunologia di base ed applicata all'Università "Vita e Salute San Raffaele" – ha un grande nemico che è il sistema immunitario ed il cancro ha imparato a conoscerlo ed evitarlo. La mia ricerca di questi ultimi anni si è basata sullo studio di come aiutare il sistema immunitario a riconoscere il cancro, scovarlo ed attaccarlo. Una cellula tumorale per poter progredire – aggiunge il ricercatore – deve crescere più delle altre e per far ciò si deve cambiare, modificare e rendere diversa.
La diversità non è buona cosa per il sistema immunitario, perché anche un patogeno è novità per il nostro organismo e merita di essere attaccato dai nostri 'poliziotti' che tutelano la nostra salute. Per questo motivo, ognuno di noi ha nel corso della propria vita sviluppato dei piccoli tumori che il sistema immunitario è riuscito ad eradicare. Altri tumori però riescono a superare il controllo del sistema immunitario attraverso vari meccanismi come ad esempio, non presentando le proprie generalità ai nostri 'poliziotti', confondendosi tra la folla assieme alle cellule sane, creando un ambiente che non consente ai 'poliziotti' di entrare, addormentando le cellule di controllo per poter crescere indisturbati".
Lo scopo dello studio di Germano è stato il contrastare questi punti. "L'abbiamo fatto – sottolinea – alterando geneticamente il tumore in laboratorio in modo che potesse essere sempre più diverso e quindi più riconoscibile da parte del sistema immunitario. Siamo andati oltre, chiedendoci se farmaci antitumorali o elementi presenti in natura come la vitamina C potessero fare lo stesso e magari selezionare tumori molti diversi, quindi potenziali patogeni, o potenziare l'azione del sistema immunitario. Lo studio – conclude – è un esempio di come il ricercatore debba andare oltre i dogmi e guardare il problema da altri punti di osservazione. I meccanismi che riparano il Dna quando ci sono dei cambiamenti o degli errori è fondamentale perché il cancro non si sviluppi. Nonostante ciò, noi siamo andati nella direzione opposta e cioè abbiamo rotto il meccanismo di riparo per far fare al cancro molti più errori perché questi avrebbero creato ancora più novità per il sistema immunitario".
Giovanni Germano, dopo aver maturato un'esperienza in Svizzera, con un postdottorato all'ospedale universitario di Zurigo, dove fino al 2013 ha studiato il ruolo di una specifica proteina nel modulare il sistema immunitario associato al tumore, nel 2014 è tornato in Italia, chiamato dal professor Alberto Bardelli, tra i massimi esperti mondiali nello studio del tumore al colon-retto. Nel laboratorio del professor Bardelli all'Università di Torino e ora anche all'Ifom di Milano, centro di eccellenza internazionale, sta mettendo a frutto la sua lunga e articolata esperienza nello studio dei tumori. In precedenza, dal 2004 al 2006 Germano aveva ottenuto una borsa di studio nell'Istituto europeo di oncologia di Veronesi, per approfondire gli studi sul melanoma, cercando di capire le origini molecolari della sua aggressività. Tra il 2006 e il 2011 è stato impegnato in un dottorato all'Istituto Clinico Humanitas di Milano, dove nel laboratorio del professore Alberto Mantovani, ha studiato il ruolo antitumorale di un farmaco naturale, già approvato in Europa per i sarcomi molli ed il tumore dell'ovaio. L'ultima ricerca è stata pubblicata sull'autorevole rivista scientifica 'Cancer Cell', un'autorità in questo settore scientifico. (ANSA).